L’ANNUNCIO DI GIORGIA MELONI SULLE EUROPEE: “SCENDO IN CAMPO, SCRIVERE MIO NOME DI BATTESIMO”

E alla fine Giorgia Meloni – come da previsione – “scende in campo”: l’annuncio è arrivato al termine del lungo discorso programmatico sul palco di Pescara, ultimo giorno della convenzione FdI verso le Elezioni Europee 2024. Presente nelle liste (come Elly Schlein) ma soprattuto capolista in tutte le circoscrizioni, questa la scommessa della Presidente del Consiglio che punta a recuperare più preferenze possibili per Fratelli d’Italia spiegando il perché poi non sarà comunque europarlamentare qualora fosse eletta.



«Scendo in campo per guidare le liste di Fratelli d’Italia in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo (scherza, ndr)»: la platea FdI si alza col grido “Giorgia, Giorgia” ma Meloni li fa risedere per spiegare perché abbia scelto di essere capolista in tutte le 5 circoscrizioni presenti alle prossime Elezioni Europee. In primo luogo, «perché già prima di essere Premier ho dedicato grande impegno al percorso europeo». La leader FdI vuole chiudere con questa candidatura agli italiani se sono soddisfatti del lavoro fatto in Italia e in Europa: «lo faccio perché sono leader di ECR in Europa, lo faccio perché sia chiaro che votando FdI si voterà per dare più forza al nostro governo in Italia e in Ue. Lo faccio perché sono un soldato e occorre schierarsi in prima linea».



Giorgia Meloni candidata FdI ma non per questo «toglierò un solo minuto dell’attività del Governo per fare campagna elettorale sul mio nome»: il suo compito, continua, resta quello di risolvere problemi dell’Italia e dice lo farà anche in campagna». Col secondo “scherzo” del suo discorso, Meloni ironizza sulle polemiche hanno accompagnato la leader dem Elly Schlein dopo la sua candidatura fra le correnti del Partito Democratico: «Siccome non sono la Segretaria del Pd confido che il mio partito farà del suo meglio per darmi una mano in questa campagna elettorale». Da ultimo l’appello al voto con Meloni che chiede l’appoggio dell’elettorato in quanto «Se gli italiani sono convinti che io stia facendo bene, chiedo loro di votare e di scrivere il mio nome di battesimo, come gli italiani si rivolgono a me ed è una cosa estremamente preziosa essere fieramente una persona del popolo, sono una di voi». Meloni chiede di scrivere solo Giorgia sulla scheda, in quanto «sono una persona a cui dare del tu e senza distanza. Il potere non mi imbriglierà, il Palazzo non mi isolerà. Alziamo la posta: insieme cambiamo anche l’Europa».



IL LUNGO DISCORSO PROGRAMMATICO DI GIORGIA MELONI VERSO LE EUROPEE

Dai temi politici alle alleanze, dalla centralità del progetto di Centrodestra fino all’allontanamento delle discussioni su chi farà il prossimo Presidente della Commissione Ue: prima dell’annuncio sulla candidatura in tutte le iscrizioni da capolista FdI, Giorgia Meloni traccia l’orizzonte politico in cui rilancia la sua attività di leader tanto in Italia quanto nelle grandi sfide europee. Esclude con forza l’inciucio con i socialisti in Europa affermando come «Quando noi diciamo ‘mai con la sinistra‘ non stiamo utilizzando uno slogan buono da campagna elettorale ma da buttare il giorno dopo, parliamo di qualcosa che è nel nostro Dna». Meloni dice di voler fare in Europa quanto fatto in Italia il 25 settembre del 2022, mandando «finalmente la sinistra all’opposizione anche in Europa».

Ringrazia gli alleati Tajani e Salvini che sono intervenuti prima del discorso di Meloni alla platea FdI, e rilancia sulla necessità di cambiare l’Europa con il progetto del Centrodestra senza per ora parlare di chi dovrà guidare la Ue nei prossimi 5 anni: «aspettiamo i risultati delle Elezioni, è un dibattito alimentato ad arte, da politici abituati ad apparecchiarsi le spartizioni senza ascoltare il risultato elettorale, senza ascoltare quello che dicono i cittadini. Non è il nostro costume, non diventerà il nostro costume». Da ultimo, stoccata al “presunto” europeismo della sinistra contro l’altrettanto presunto “anti-europeismo” della destra: «67 anni fa, quando nel 1957 il Trattato di Roma istituiva la Comunità Economica Europea, comunisti e socialisti si schieravano contro, mentre a votare a favore, insieme ai democristiani, ai liberali e ai repubblicani, c’erano i parlamentari del Movimento Sociale» Anche per questo motivo, conclude Giorgia Meloni neo-capolista FdI alle Europee, «non prendiamo lezioni di europeismo dagli eredi del Partito Comunista, da quelli che una volta che il comunismo è stato sconfitto dalla storia hanno sostituito Mosca con Bruxelles e il collettivismo sovietico con il dirigismo di un superstato europeo».