LA RISPOSTA DI MELONI AL “MANIFESTO” DI LETTA

«La stupirà leggere che apparentemente c’è più di un punto di contatto tra il pensiero di Enrico Letta e il mio»: inizia così la risposta di Giorgia Meloni su “Il Foglio” al manifesto – pubblicato sempre sul quotidiano diretto da Claudio Cerasa – del segretario Pd Enrico Letta. L’ex Premier nei giorni scorsi aveva indicato un manifesto in 7 punti per il futuro dell’Europa dopo il dramma del Covid e lo sconvolgimento della guerra tra Russia e Ucraina: la leader di Fratelli d’Italia su alcuni punti vede convergere le proprie posizioni con quelle del n.1 Dem. E non è la prima volta dato che il dialogo-confronto tra Letta e Meloni – fra Quirinale, legge elettorale, Pnrr, sostegno Nato ed europeismo – prosegue ormai da mesi all’interno delle pur distanti posizioni in Parlamento.



«E’ vero, è tempo di un’Europa forte. Ed è vero, serve un’anima a questa Europa. Ce lo impongono la storia e la cultura dell’Italia, che insieme all’antica Grecia può essere definita la culla della civiltà europea. Ce lo impongono le sfide del futuro che rischiano di essere condizionate in maniera decisiva e forse irrimediabile da quelle del presente, a partire dalla brutale e ingiustificata aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina», scrive ancora la Presidente di Fratelli d’Italia, la quale pone i suoi distinguo da Letta sulle modalità per “realizzare l’Europa forte”. A cominciare dall’origine di questa crisi europea analizzata anche da Enrico Letta: «Se l’Europa il 24 febbraio si è presentata all’appuntamento con la storia senza una politica estera e una difesa comuni, quasi totalmente dipendente sul piano energetico e delle materie prime, con catene del valore troppo lunghe e in buona parte delocalizzate, impreparata nella gestione umanitaria e divisa sulla tempistica delle sanzioni, non è per responsabilità dei pericolosi conservatori o dei terribili sovranisti. La responsabilità è del duopolio popolari-socialisti che ha fin qui governato l’Europa, consegnandola all’irrilevanza, e delle élite autoproclamatesi “europeiste” che lo hanno assecondato», sottolinea Meloni.



NUOVO ‘ASSE’ PD-FDI? COSA DICE GIORGIA MELONI

La n.1 di FdI giudica negativamente l’Europa dall’agenda “globalista, ultra-ambientalista e arcobaleno”, in quanto «divide e non unisce»: di contro invece, Meloni rileva «Non ho invece preclusioni a ragionare di come meglio avvicinare quei popoli che vogliono essere parte di un progetto europeo. A patto però che si chiariscano bene i confini di questo percorso».

Secondo l’unica leader donna del panorama politico italiano, prima di capire come modificare i trattati europei serve recuperare quello che il Papa Emerito Benedetto XVI ha definito «un’identità e una missione per l’Europa»: «Noi crediamo invece che l’Europa debba sforzarsi di essere una democrazia di valori, che quei valori risiedano nelle nostre radici classiche e cristiane, che forti di quei valori dobbiamo proporre un progetto rispettoso delle identità nazionali e che, forti di quel progetto, dobbiamo porci come un attore globale per difendere gli interessi dei nostri cittadini. Che è esattamente quello a cui dovrebbe servire l’Unione europea».



Resta di fondo una generale condivisione dei problemi e dello “sguardo politico” tra Letta e Meloni: il che significa un tentato “asse” per minare da un lato il legame Dem con il M5s di Conte e dall’altro quello dei meloniani con la Lega di Salvini? Entrambi smentiscono, chiaramente, eppure i punti di contatto oggi ammessi da Meloni su “Il Foglio” non nascono oggi. Nella recente ospitata comune al convegno organizzato da Adolfo Urso li ha di nuovo visti l’uno accanto all’altra a parlare di politica: «Sandra e Raimondo della politica italiana», vengono chiamati, con la Presidente FdI che puntualizza «Non è questione di feeling siamo due avversari anche orgogliosi nella loro avversità, ma è normale che la politica sia confronto, soprattutto se da fronti contrapposti». Come ben spiegava in un editoriale recente sul “Sussidiario.net” Anselmo Del Duca, sarebbe in corso un “piano” del Partito Democratico lettiano per cacciare Salvini dal Governo e rompere definitivamente l’asse di Centrodestra tra Lega e Forza Italia. «Il leader dem lamenta che non può essere solo il suo partito a prendere schiaffi. In troppi, accusa, annusano le elezioni con eccessivo anticipo. Una certa narrazione riconducibile al Nazareno da giorni sta spargendo sui giornali l’idea che il governo possa fare a meno della Lega», spiegava il nostro analista. E se l’architettura di quei “punti di contatto” tra Letta e Meloni siano riconducibili a questo intento? Per la leader di FdI si otterrebbe, in cambio, la leadership di un Centrodestra, col problema però di ritrovarsi una coalizione nuovamente monca. Questo il motivo per cui finora l’alleanza di Lega-FdI-FI regge, ma non è detto che rimarrà senza data di scadenza…