La sinistra fa battaglia politica sulla pelle di gay e lesbiche, usando i più fragili come scudi umani per fare altro: Giorgia Meloni senza mezzi termini ai microfoni de La Stampa
. Manca poco all’appuntamento in Senato per discutere il ddl Zan e la leader di Fratelli d’Italia ha ribadito ancora una volta di essere contro la legge sull’omotransfobia, citando un esempio: «Credo che portare nelle scuole elementari il tema dell’omosessualità non c’entri niente con la discriminazione».
Nessuna fobia ma solo un punto di vista diverso, ha rimarcato Giorgia Meloni, che si è poi soffermata sulla possibile modifica targata Salvini-Renzi: «Vediamo se e come la modificano. Un conto è prevedere aggravanti in caso di discriminazione, ma la legge Zan fa tutt’altro».
GIORGIA MELONI: “TRA ME E SALVINI NON C’É COMPETIZIONE”
Giorgia Meloni
è poi tornata sul manifesto dei sovranisti, sottolineando che si tratta di un tentativo di fare emergere nel dibattito anche un altro modello di Europa, diverso dall’attuale, mentre sul rapporto con Draghi ha spiegato: «Ci ascolta, si rende conto della serietà delle nostre proposte, ad esempio sul cashback, uno strumento che noi avevamo criticato già un anno fa. In alcuni casi condivido le sue mosse, in altri meno, come sul decreto Sostegni,che ho considerato in continuità con il governo Conte. Sul Pnrr non ho apprezzato il metodo, perché il Parlamento non ha potuto leggere prima il documento, al contrario della Commissione europea, mentre alcuni contenuti vanno bene,altri mancano». Giorgia Meloni si è poi soffermata sulla decisione di restare all’opposizione del governo Draghi, una scelta per convinzione e non per convenienza che sta premiando Fratelli d’Italia nei sondaggi, anche se ha tenuto a precisare che la crescita esponenziale nei consensi è legata alla «concretezza e coerenza della nostra proposta» e all’avere «una parola sola e mantenerla». Una battuta anche sul rapporto con Salvini: «Non c’è competizione, solo un sano criterio meritocratico.Tutti i giorni sui giornali c’è scritto che io e Salvini ci odiamo, che ci tiriamo i cartoccetti. Noi, invece, ci mandiamo i messaggini per riderci su, perché sono ricostruzioni totalmente fantasiose. Secondo le regole che ci siamo dati nel centrodestra,chi prende più voti alle elezioni indica il premier».