Non ci sarà messa libera a Pasqua e Giorgia Meloni stavolta è in totale disaccordo con Matteo Salvini. Il segretario della Lega aveva invocato la riapertura delle chiese per domenica 13 aprile, giorno della Santa Pasqua che i fedeli dovranno per festeggiare privatamente, a causa del lockdown per l’emergenza coronavirus. In un’intervista rilasciata a Radio 24 la leader di Fratelli d’Italia è stata abbastanza perentoria sulla possibilità di veder riaprire i battenti alle chiese in maniera straordinaria, pur tenendo presente la solennità della Pasqua: “Chiese aperte a Pasqua? Abbiamo depositato emendamenti sul tema. Abbiamo chiesto la possibilità di poter implementare le messe da remoto. Non penso si possa fare molto di più. Salvini? Non ho capito esattamente di cosa parlasse. Da una parte abbiamo bisogno di riaprire il prima possibile, dall’altra non possiamo vanificare quanto fatto fino ad ora. E’ dura, lo capisco bene ho una bambina di tre anni e mezzo“, queste le dichiarazioni di Giorgia Meloni durante l’intervento radiofonico.



“GUAI A VANIFICARE GLI SFORZI

Dalla leader di Fratelli d’Italia arriva però la proposta di una messa in remoto, un modo per far sentire la vicinanza ai fedeli a distanza senza così produrre assembramenti di persone che sarebbero estremamente deleteri, ora che il contagio da covid-19 inizia significativamente a scendere in tutta Italia dopo mesi di enormi sacrifici. L’emendamento depositato da FdI alla Camera all’ultimo decreto-legge del Governo sul coronavirus prevede “l’ingresso nei luoghi destinati al culto con modalità idonee ad evitare assembramenti di persone, con obbligo a carico del titolare del luogo di culto di predisporre le condizioni per garantire il rispetto di una distanza di sicurezza interpersonale predeterminata e adeguata a prevenire o ridurre il rischio di contagio.” Il disaccordo con Salvini è però evidente, l’idea di riaprire le chiese all’improvviso potrebbe avere un effetto micidiale e Giorgia Meloni, concludendo l’intervento a Radio 24, ne sembra ben consapevole, considerando l’effetto-bomba che hanno avuto sul contagio, ad esempio, alcune partite di calcio disputate a febbraio: “Speriamo di riaprire il prima possibile tutto quello che possiamo riaprire, ma quello che davvero conta in questo momento è non vanificare gli sforzi che abbiamo fatto finora e che ci sono costati decine di miliardi di euro. È dura, in particolare quando arrivano festività come la Pasqua ma quello che va fatto devono dircelo gli esperti.



 

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