Francesco Merlo scrive su Repubblica che il ricordo di Giorgio Almirante onorato ogni anno da Giorgia Meloni non è corretto. Almirante è stato il fondatore del Movimento Sociale Italiano (MSI) di cui è stato anche presidente per pochi mesi fino alla morte, avvenuta il 22 maggio 1988; data che appunto la Meloni celebra, “una volta propone di intitolargli strade e piazze, un’altra lo spaccia per campione di democrazia”. Così scrive l’editorialista di Repubblica, che rifugge l’idea di Fratelli d’Italia, il partito della Meloni, come diretto discendente del passato fascista di Almirante (“di cui fieramente non si pentì mai”). Quale sarebbe l’errore della Meloni? Quello di inchiodare l’ex segretario MSI in un’idea del “fucilatore di partigiani” (e questo fu negato fino alla fine dal diretto interessato, scrive Merlo) e di imprigionarlo in un fascismo e antisemitismo giovanile che fu allontanato idealmente nei suoi ultimi anni, tanto da citare il Diario di Anna Frank tra libri ideali per riempire la biblioteca del partito.



GIORGIA MELONI E L’OMAGGIO AD ALMIRANTE

La Meloni dunque eleggerebbe Almirante a “Padre della nuova destra sovranista e razzista”, e Merlo cita il fatto che la destra più estrema invece lo giudicò revisionista: “Almirante si emozionava ancora al ricordo delle telefonate che, giovane addetto stampa a Salò, gli aveva fatto il Duce. L’editorialista prosegue sulla sua linea: la segretaria di FDI dice di Almirante che era un campione della democrazia, lui ribatte che la parola non convincesse il politico emiliano. La Meloni cita la propaganda di sinistra che avrebbe screditato il ricordo del fondatore MSI, Merlo ricorda le i “picchiatori fascisti” che lo adoravano e organizzavano spedizioni punitive, tra cui quella all’Università di Roma guidati dallo stesso Almirante. Viene citato il terrorismo nero degli anni Settanta, di cui Almirante sarebbe stato esponente: lo chiamavano, dice Merlo, “fascismo in doppiopetto”. E ancora, prosegue il giornalista: “Cosa vuole sostenere la Meloni, forse che Almirante liberò l’Italia dai rancori fascisti disinnescandoli dentro un MSI borghese?”.



L’editoriale di Merlo continua su questa falsariga, il giornalista si chiede in maniera sarcastica se l’intento della Meloni sia quello di parlare di Almirante come della persona che disarmò il terrorismo nero, o che fu un pacificatore per aver onorato la salma di Enrico Berlinguer. E ricorda, Merlo, che pochi mesi prima della morte Almirante disse che “il fascismo non è il nostro passato ma il nostro futuro; una frase pronunciata quando Giorgia Meloni aveva 5 anni e alla quale oggi l’editorialista di Repubblica dice che forse il cadavere di Giorgio Almirante le direbbe “risparmiami”.

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