L’INTERVISTA DI GIORGIA MELONI: BANCHE E TASSE, “HO DECISO IO”

In una lunga intervista a “Corriere della Sera”, “La Repubblica” e “La Stampa” la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si congeda per qualche giorno dalla politica frenetica di questi ultimi mesi nell’ormai famosa masseria di Ceglie Messapica in Puglia (prima di trasferirsi in questi giorni per una vacanza-lampo in Albania su invito del Presidente Edi Rama). Nel farlo, traccia un bilancio di questi primi 10 mesi di Governo partendo dalla polemica del momento, l’ormai arcinota tassa sugli extraprofitti delle banche. Meloni ai tre storici quotidiani nazionali non si nasconde: «quella norma la rifarei, è una iniziativa che ho voluto io perché ritengo che si debba mandare un messaggio rispetto all’idea di uno Stato giusto, che fa le cose che si devono fare senza tempi punitivi. Ho massimo rispetto del sistema bancario e non ho intenzione di colpire le banche».



La Premier sottolinea come vi era una situazione di squilibrio nata con l’aumento dei tassi della BCE e così il Governo è intervenuto per evitare di continuare a penalizzare famiglie e imprese: «Il sistema bancario è stato veloce ad alzare i tassi dei mutui, ma ha lasciato invariati i tassi cha venivano riconosciuti ai risparmiatori e si è creata una distorsione», lamenta ancora la leader FdI che poi rifiuta la definizione di “manovra socialista” fatta da ambienti della destra liberale, «Chi parla di socialismo ha una concezione distorta del libero mercato. Non ricordo socialisti che tassano le banche, solo socialisti che danno soldi pubblici alle banche». Meloni svela di aver parlato tanto con Tajani che con Giorgetti che si erano dimostrati perplessi per una tassa del genere e si prende la responsabilità politica per una mossa fatta in extremis per evitare di farla slittare a settembre: quando viene chiesto se ha prevalso la linea Salvini sulle banche, Meloni smentisce secca «È una iniziativa che ho assunto io. Punto».



GLI ALTRI TEMI VERSO L’AUTUNNO CALDO DI GIORGIA MELONI: DAL SALARIO MINIMO ALLA GUERRA

Quello che aspetta il Governo Meloni alla ripresa dopo la pausa è già ribattezzato sui grandi media come «l’autunno caldo» per via della Manovra di Bilancio da costruire in fase di inflazione e caro-vita imponente, per gli scioperi già annunciati della Cgil senza ancora aver visto la Finanziaria e con le tensioni internazionali che certo non diminuiranno nel giro di pochi giorni, dall’Ucraina al Niger. Per la Presidente del Consiglio, per chiudere il cerchio dei temi economici, non serve strafare ma occorre dare una adeguata copertura alle fasce più in difficoltò della popolazione: «Il rinnovo del cuneo fiscale è una delle mie priorità e così la difesa del potere di acquisto delle famiglie, come nella precedente manovra. Quindi taglio del cuneo, detassazione dei premi di produttività, bonus energia… La mia linea è concentrare i fondi sui salari più bassi».



Prima della pausa la leader FdI ha convocato a Palazzo Chigi il Ministro MEF Giorgetti e i capigruppo di maggioranza «per essere certa che tutti condividessimo l’obiettivo. Siamo tutti d’accordo, poi in base alle risorse decideremo quali misure possono dare un impatto maggiore». In merito al cosiddetto “autunno caldo”, la risposta di Meloni a Landini è già bella che netta: «Quando tu hai uno dei principali sindacati italiani che convoca una manifestazione prima che la legge di bilancio sia scritta, sai che non è un tema di merito, ma di opposizione pregiudiziale. Penso che gli italiani vedano che il governo sta facendo il massimo, che non si è risparmiato e qualche risultato arriva». In merito al salario minimo, dopo l’ultimo vertice con le opposizioni di venerdì scorso, Giorgia Meloni tira le somme di questa prima fase di confronto non senza toni aspri: «La mia impressione è che sul tema si voglia fare politica e per carità, lo rispetto, ma questo prevale sull’affrontare seriamente la questione. Loro ti dicono “siamo consapevoli che il salario minimo non risolve il problema del lavoro povero, ma vogliamo andare avanti con la raccolta di firme». Meloni giura di non mandare “la palla in tribuna”, rispondendo a Schlein e Conte, e attende la relazione del CNEL in vista della prossima Manovra per «fare una proposta complessiva di lotta al lavoro povero, che magari per alcune categorie può prevedere anche il tema del salario minimo». Capitolo finale le sfide con tensioni internazionali, a cominciare dall’infuocato Sahel: «Bisogna essere molto prudenti sul tema del Niger, ma non è una minaccia per il piano Mattei che presenteremo in autunno per una cooperazione non predatoria da pari a pari. Alla ripresa ci saranno altre misure nella lotta contro i trafficanti. Io non ho cambiato idea, ma l’approccio securitario non può bastare».