GIORGIA MELONI A QUARTA REPUBBLICA: “PD MENTE SULLA SANITÀ, GOVERNO QUALCHE INCIAMPO MA NON CADE”

Un sindacato debole e ideologico, una rivale politica che mente sul tema sanità (e non solo) e uno scontro interno alla maggioranza che viene derubricato ad “inciampo”: Giorgia Meloni a tutto campo nell’intervista di lunedì sera a “Quarta Repubblica”, con toni forti e schietti e polemiche rintuzzate e non del tutto “spente” come dimostrano le risposte su Landini, Schlein e lo scontro con Forza Italia. Si parte dalla fine, ovvero dagli ultimi giorni litigiosi internamente al Consiglio dei Ministri, con il voto di Tajani & Co. contrario al Governo su alcuni emendamenti della Manovra 2025: la Premier Meloni non nasconde che alcuni inciampi ci sono, anche se con Salvini e Tajani «non vi sono litigi grossi, il Governo non cadrà».



Per dirla ancora più terra a terra, la leader FdI rivela che si arriva a litigare la mattina ma che poi la sera davanti ad un buon bicchiere di vino si arriva sempre alla soluzione dei nodi politici: toni decisamente più arrembanti invece Meloni li riserva alle opposizioni, a cominciare dal recente sciopero generale della CGIL (con la UIL) che ha visto un’adesione molto bassa sotto il 6% dei lavoratori. Le richieste di “rivolta sociale” della piazza di Maurizio Landini sono forti ma con argomenti deboli secondo la Presidente del Consiglio, «sono posizioni ideologiche di un sindacato che fa opposizione politica. Davanti ai dati, anche recenti di ieri, dell’aumento dell’occupazione con il calo del tasso di disoccupazione, l’aumento delle risorse sul Fondo Sanitario Nazionale, così come i provvedimenti per i lavoratori e i redditi medio-bassi, secondo Meloni un sindacato che chiama alla rivolta sociale è del tutto «irresponsabile»: Landini, aggiunge la Premier, fa uno sciopero generale contro questo Governo e non contro i vari Conte-bis, Letta o Gentialoni dove «l’occupazione era più bassa, la disoccupazione era più alta, il precariato era più alto, l’occupazione femminile era più bassa».



Da Landini a Elly Schlein, il passo è breve secondo Giorgia Meloni dato che alcuni temi di comprensibile critica politica spesso raggiungono toni e ragionamenti ben poco “corretti”: ad esempio sui tagli alla sanità, la leader FdI si scalda contro la rivale dem che ha parlato di tagli continui al SSN, «è falso, quando noi siamo arrivati al governo sul Fondo Sanitario c’erano 126 miliardi, nel 2025 ci saranno 136,5 miliardi». In due anni l’aumento di 10,5 miliardi di euro, che non è tanto sui tanti bisogni che ha il Sistema sanitario nazionale, ma resta la falsità – aggiunge Meloni – di chi parla di tagli operati da questo Governo, «quando lo dice la segretaria del Pd, della quale ho rispetto, un po’ mi vergogno per lei, come sempre mi vergogno quando i politici devono mentire per cercare di tirare acqua al loro mulino». Anche sul tema del PIL il Governo di Centrodestra contesta alle opposizioni di criticare i provvedimenti da chi caricava di spesa pubblica quando il Prodotto Interno Lordo italiano stava sottoterra, «Adesso che noi stiamo lavorando per far crescere il Pil, anche se ci mettiamo più soldi, chiaramente il rapporto al Pil diminuisce, ma non è così che si calcola».



“LANDINI E POCHI MAGISTRATI SONO IDEOLOGICI. SUI MIGRANTI IL METODO ALBANIA NON È FALLITO. STELLANTIS….”: COSA HA DETTO LA PREMIER MELONI

C’è un problema di ideologia, si potrebbe riassumere dalla mezzora di intervista di Giorgia Meloni con Nicola Porro a “Quarta Repubblica”: ideologiche le pretese della sinistra e del campo largo, ideologiche le richieste della CGIL di Landini, e ideologiche anche alcune minime parti della magistratura su cui prosegue la narrazione (non solo mediatica) dello scontro fra Governo e toghe. Meloni prova a fare il “pompiere” sul tema giustizia, sottolineando che la gran parte della magistratura prosegue con abnegazione e grande spirito di sacrificio tra mille difficoltà. Sono invece pochi i magistrati «molto ideologizzati», tanto sul tema migranti quanto sulla norma del regolamento comportamentale che ha visto sollevarsi nuove polemiche contro Palazzo Chigi.

Meloni se la prende con alcuni giudici di Magistratura Democratica per i toni “extra politici” usati per contestare la leader FdI: non tanto chi parlava di una Premier «pericolosa», ma coloro che commentano il grado di presunta «rabbia, ego e ambizione della mia persona» anche nel gestire il rapporto familiare con la figlia, «il dubbio dell’imparzialità in quel caso è lecito che venga, lo chiedo anche a Magistratura democratica». Sul tema migranti, dopo che il decreto “Paesi Sicuri” per il caso Albania è stato messo in discussione dal Tribunale di Roma, il progetto non resta fermo: «non è fallito, L’Albania funzionerà. Io non prendo impegni che non ritengo di poter mantenere». Gli intoppi regolamentari e di scontro con i giudici sul tema migranti hanno rallentato l’accordo con il Premier Edi Rama, ma resta «un progetto assolutamente innovativo e non è un caso che sia attenzionato dalla quasi totalità dei Paesi dell’Unione europea». Si attende una pronuncia della Cassazione e poi della Corte di Giustizia Ue, ma Meloni lavora parallelamente ad altre soluzioni per ribadire come debbano cambiare l’intera gestione europea dei flussi migratori.

La vera prossima sfida del Governo, a cominciare già dalla Manovra 2025, è la possibilità di tagliare concretamente le tasse per il ceto medio, sempre più tartassato da obblighi e carichi dello Stato: come ha sottolineato la stessa Giorgia Meloni sempre a “Quarta Repubblica”, «il ceto medio debba essere la prossima sfida di questo governo. Di sicuro se l’economia va bene. Io vorrei piano piano allargare». In merito invece alla recentissima situazione complicata nel settore automotive, con gli scioperi di Volkswagen in Germania e la crisi di Stellantis, con dimissioni del CEO Tavares, il Governo punta al sostegno dei lavoratori che giocoforza vengono coinvolti dalla crisi del settore e dalle regole europee del Green Deal: «Faremo del nostro meglio per difendere l’occupazione e l’indotto». Per metà dicembre è convocato un tavolo a Palazzo Chigi proprio sul tema Stellantis con il dialogo previsto con i dirigenti, forse lo stesso John Elkann che ha assunto pieni poteri momentanei dopo le dimissioni dell’amministratore delegato dell’ex FCA: «Credo che l’uscita di Tavares sia il figlio di alcune battaglie sindacali molto forti fatte particolarmente dai sindacati francesi e americani», ha concluso ieri sera Giorgia Meloni.

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