Giorgia Soleri, fidanzata di Damiano David (frontman dei Maneskin), è intervenuta sulle colonne del “Corriere della Sera” per un’intervista tutta al femminile, al cui interno ha descritto la sua battaglia contro la malattia (vulvodinia) e i traumi del suo passato. Innanzitutto, la diagnosi della sua patologia arrivò il 2 settembre 2020: “Dare un nome alla malattia è una liberazione perché passi anni a dire di avere certi dolori, senza sapere cosa siano. Il 99 per cento delle persone, tra amici familiari e personale medico, crede che tu non abbia nulla. Vieni delegittimata nel tuo dolore. È quasi una vergogna provarlo”.



La giovane ha poi raccontato di avere scoperto il potere della condivisione facendo attivismo: “Da lì ho avuto la forza di trattare altri aspetti della mia vita, come il soffrire di depressione o l’aver abortito (a 21 anni, ndr). Ci sono cose di cui non si parla, perché c’è uno stigma pesante. Ma quando apri uno spiraglio, si apre un vaso di pandora. Scopri che molti conoscono quell’esperienza”. Giorgia Soleri scelse di abortire perché “ero giovanissima, avevo problemi di salute mentale ed economici, non avevo un lavoro con entrate certe. Il momento in cui mi sono interfacciata col mondo sanitario è stato un’esperienza che mi è stata fatta vivere in modo estremamente negativo”.



GIORGIA SOLERI: “ABORTO? LO STATO TI MANDA IN CASTIGO PER SETTE GIORNI”

Nel prosieguo della sua intervista sul “Corriere della Sera”, Giorgia Soleri ha raccontato la sua esperienza: “Sono andata in consultorio in Brianza e sono stata aggredita dalla ginecologa, che mi sgridò, dicendo che noi giovani facciamo sesso senza precauzioni e usiamo l’aborto come contraccettivo, senza sapere nulla della mia storia”. A quel punto, ha aggiunto la giovane, un’assistente sociale ha indagato sulla sua famiglia per capire se vi siano stati traumi che hanno portato alla decisione di abortire e l’ha fatto con “domande violente e invadenti a cui non vorresti rispondere poiché, qualsiasi sia il motivo della scelta, l’aborto è un diritto. Per sette giorni devi soprassedere, non puoi abortire: è come se lo Stato dicesse ‘ti permetto di fare questa cosa brutta, tu vai in castigo sette giorni, pensaci, se hai ancora il coraggio di farlo, va bene'”.



Infine, Giorgia Soleri ha ricordato Gaia, “una mia amica e coetanea, morta suicida a 18 anni. Tutti noi amici siamo caduti dal nono piano con lei. Non sei preparato, è un tabù enorme. Io e Giulia, la mia editor, siamo state indecise se inserire o meno quei versi. Ma era un passo troppo importante della mia vita per non farlo”.