Giorgia Soleri ed il racconto del dolore cronico

Per qualcuno è semplicemente “la fidanzata di Damiano dei Maneskin”, ma Giorgia Soleri ad oggi potremmo dire che abbia vissuto più vite. Fotografa, influencer, modella e attivista, Giorgia si è raccontata in una lunga intervista al Corriere della Sera parlando anche del suo periodo buio della depressione. In merito alla sua decisione di intitolare il suo libro di poesie “La signorina Nessuno”, la Soleri ha ammesso: “È un personaggio che mi tiene compagnia da anni. Quando la mia relazione non era ancora nota, io, in fondo, ero la signorina Nessuno. E nelle poesie parlo di solitudine e di amore, di dolore e di cose riacchiappate per un soffio. Oggi un nome ce l’ho, e posso dire che c’è anche tanta codardia in quel soprannome”.



Il motivo è presto detto: Giorgia Soleri ha ammesso di aver avuto paura, in passato, di chiamare le cose con il proprio nome. “Vulva, per esempio. Oggi pronuncio e scrivo questa parola, ma non è stato facile diventare amica del mio corpo”, ha ammesso. Oggi proprio quel corpo è diventato il manifesto stesso delle sue battaglie, quelle contro il riconoscimento del dolore cronico. Quel dolore “Lancinante, terribile, che parte dalla vulva e si irradia alla vescica, notti senza sonno e nessuno che ti prende sul serio”. Solo di recente ha avuto la diagnosi: vulvodinia e neuropatia del pudendo.



Giorgia Soleri tentò il suicidio: la confessione choc

Nella lunga ed intensa intervista, Giorgia Soleri ha anche parlato della sua infanzia definendola “difficile”: “i miei si sono separati che avevo quattro anni. E si sono separati male: mio padre aveva dei problemi (che poi ha risolto), mia madre ha chiesto l’affido esclusivo. Io nel mezzo. Cresciuta senza vedere mio padre per anni, mi ero quasi rassegnata quando, qualche settimana fa, lui si è presentato a sorpresa alla presentazione del mio libro. Non credo che si debba parlare di perdono ma di comprensione. I genitori non sono supereroi ma persone normali, che sbagliano, che soffrono, che hanno diritto a essere capiti come uomini e donne”, ha svelato.



Giorgia ammette di sentirsi oscillare tra il buio e la luce. Ha vissuto il dramma dell’aborto, prima ancora la depressione. Poi nel 2017 ha toccato il fondo: “mi sono salvata per il rotto della cuffia”. Ed ha aggiunto: “Ho tentato il suicidio. Ero depressa ma non lo sapevo, come capita a tante persone”. Ha spiegato di essere finita in un buco nero nel quale passava intere giornate a letto: “Poi ho provato a togliermi la vita. Ero arrivata al punto zero, potevo solo risalire o soccombere. Mi ha salvata mia madre: l’hanno avvisata, è venuta a prendermi, mi ha portato a casa sua e sono rimasta lì due mesi. Di nuovo farmaci, speranze, qualche illusione. Il malessere che poco per volta cede il posto a una forma di lucidità. Quanto vorrei che questi miei racconti fossero utili a qualcuno”. E sull’incontro con Damiano David, leader dei Maneskin ha chiosato: “Non lo sa nessuno e non lo dirò. Lo spazio privato per me ha ancora un valore”.