Giorgia Soleri e la diagnosi di endometriosi

Giorgia Soleri racconta la sua battaglia per il riconoscimento di quella che lei chiama “malattia invisibile” in un video pubblicato da Repubblica. Giovanissima, coraggiosa e determinata, Giorgia Soleil non è solo una modella e un’influencer, ma è anche un’attivista che combatte ogni giorno per aiutare tutte le donne che, oggi, stanno affrontando quello che ha dovuto affrontare lei sin da quando aveva solo 16 anni. Giorgia soffre di endometriosi, una malattia che, lo scorso agosto l’ha portata anche a sottoporsi ad un intervento chirurgico. Sin dalle prime mestruazioni, Giorgia ha sempre sofferto molto al punto da dover trascorrere anche una settimana intera a letto.



Quelli con cui ha dovuto fare i conti la Soleri sono dolori invalidanti con cui ha imparato a convivere. “Per la mia diagnosi di endometriosi ci sono voluti 11 anni. Solo un anno fa ho ricevuto la diagnosi, nonostante fossi convinta già da qualche anno di soffrirne”, racconta Giorgia nel video pubblicato da Repubblica.



Giorgia Soleri: “Il mio dolore non capito dalle persone”

Giorgia Soleri, attraverso il proprio profilo Instagram, sensibilizz i suoi 529mila followers all’immportanza di ottenere una diagnosi immediata quando si soffre di una malattia. Giorgia convive anche con la vulvodinia di cui ha parlato anche ai microfoni di Tonica, il programma di Rai2 condotto da Andrea Delogu. “Purtroppo c’è un grandissimo stigma nei confronti del dolore mestruale femminile e più in particolare di quello sessuale. Che viene normalizzato”, racconta Giorgia. “Mi dicevano tutti hanno le mestruazioni, solo tu ti lamenti così tanto”, dice ancora la fidanzata di Damiano David dei Maneskin.



Giorgia, inoltre, nel video pubblicato da Repubblica, racconta quanto sia difficile convivere con il dolore cronico non potendo fare programmi perchè il dolore potrebbe presentarsi all’improvviso e anche organizzare una vacanza diventa più complicato. “Una delle cose che mi ha fatto soffrire di più è il fatto che il mio dolore non venisse ascoltato. Riconosciuto. Né dalle persone che avevo intorno né dal personale medico sanitario”, conclude Giorgia.