Giorgia Soleri, sui social la lista degli psicofarmaci

Caos social dopo le ultime storie di Giorgia Soleri, influencer e fidanzata di Damiano dei Maneskin. La giovane, che da sempre sensibilizza sulla malattia della quale soffre, la vulvodinia, e sull’importanza della salute mentale, ha risposto ad una domanda: “Che farmaci stai prendendo ora?”. La giovane influencer e scrittrice ha fatto una vera e propria lista di psicofarmaci (e non solo): “Zoloft, Lyrica, Laroxyl, Lioresal e pillola anticoncezionale. Una al mese Naprosyn più vari integratori”.



Qualcuno ancora le chiede: “Puoi dire che gli psicofarmaci non sono per i matti (qualcuno lo pensa)?” e lei risponde: “Ma che problema c’è nell’essere matti?”. Il suo, però, da alcuni non è stato visto come un tentativo di sensibilizzare e normalizzare malattie come quelle mentali ma come una spasmodica ricerca di consenso e di visibilità. Parliamo in particolare di Paolo Crepet, che in un’intervista rilasciata a Mow Mag si è schierato contro l’influencer.



Paolo Crepet: “Desiderio di emulazione…”

Paolo Crepet, sociologo e psichiatra, non ha apprezzato il tentativo di Giorgia Soleri di sensibilizzare sulle malattie mentali. A suo dire sarebbe una ricerca di follower e consensi, come affermato a Mow Mag in un’intervista. Il tipo di comunicazione sui farmaci non è stata infatti compresa dall’esperto: “Se questi sono gli influencer siamo messi male… La necessità è ovvia, qualsiasi cosa è utile per accrescere il consenso e aumentare i follower. Quale altro scopo potrebbe avere? Il sistema funziona così. Ma se lo strumento social non ha etica, diventa dannoso. Si parla di problemi con chi ha competenza. Perché devono diventare bandierine di popolarità? Lungi da me credere che chi assume psicofarmaci debba vergognarsi, ma un conto è ammettere le proprie fragilità e un altro è stilare la lista della spesa”.



Secondo lo psichiatra, dietro i messaggi di Soleri ci sarebbe un tipo di comunicazione deleterio che porterebbe ad un desiderio di emulazione: i farmaci in questione sono infatti facilmente accessibili. “Immagino siano prescritti da uno psichiatra, ciò non toglie che il tipo di comunicazione sia deleterio, e in riferimento al desiderio d’emulazione. Non dimentichiamoci che esistono dei siti in cui sono facilmente accessibili. Allora, corriamo questo rischio? Ho speso tanto della mia vita professionale per far comprendere che un disagio psichico non si riduce solo all’assunzione di una pillola”, ha proseguito Crepet, auspicando l’intervento delle autorità: “Se un messaggio si traduce in problemi, mica possiamo star zitti. Anzi, spero intervenga il Ministro della Salute“.