È stato il primo a dire sì alle sfilate a porte chiuse e a riconvertire la produzione per confezionare camici per medici e infermieri: Giorgio Armani, emblema della moda italiana, si è da subito schierato in prima linea nella lotta contro il Coronavirus. Non in qualità di dottore, come avrebbe voluto (“Da giovane mi iscrissi alla facoltà di Medicina, pensando di diventare uno di quei medici di campagna romantici e avventurosi, ma ho dovuto interrompere gli studi e cercare un lavoro per aiutare la famiglia”), bensì come fautore di un movimento solidale che nel corso delle settimane si è ampliato, arrivando a coinvolgere altri settori e addirittura i privati cittadini. In un’intervista rilasciata al magazine “Grazia”, Re Giorgio ha fornito il proprio punto di vista circa lo status della pandemia: “Non scomparirà presto e dovremo attendere la scoperta di un vaccino efficace. Fino ad allora siamo obbligati a ripensare il nostro modo di vivere e di interagire con le persone. Dovremo trovare nuove soluzioni per far ripartire l’economia, ma anche la cultura. Vedo il futuro come una ricostruzione, ma sarà necessario lavorare insieme”.
GIORGIO ARMANI: “RICONVERTIRE LA PRODUZIONE È STATA UNA DECISIONE DOVEROSA”
Dall’alto dei suoi 85 anni, Giorgio Armani denota ancora una volta grande saggezza nelle sue riflessioni e racconta ciò che più gli manca in questo momento permeato da fitte norme di distanziamento sociale, che allontanano la fisicità. “Non vedo l’ora di fare una riunione con i miei collaboratori dell’ufficio stile e ricominciare a lavorare sulle collezioni, toccando i tessuti, sistemando gli abiti sulle modelle. Ho bisogno di questo aspetto reale e concreto”. Intanto, mentre i suoi stabilimenti erano fermi e avevano subìto uno stop tanto brusco e repentino quanto inevitabile, Armani, come detto, ha deciso di fare la propria parte, riconvertendo la produzione per realizzare i camici per chi combatte quotidianamente il nemico invisibile nelle corsie ospedaliere: “Medici e infermieri stanno dando un contributo fondamentale, rischiando ogni giorno la loro salute e la loro vita. Ho voluto formalmente ringraziarli per l’impegno, l’abnegazione con cui svolgono il loro lavoro e compiere un altro gesto che si aggiungesse concretamente alle parole”.