LA SFILATA IN “LACRIME” DI GIORGIO ARMANI

«Per rispetto delle persone coinvolte tragedia in corso, la sfilata andrà in scena senza musica»: lo ha spiegato così Giorgio Armani in persona ieri aprendo la sua sfilata alla Milano Fashion Week 2022, nel Teatrino Armani di Via Borgonuovo. Mentre dall’Est Europa giungono notizie terribili sul fronte del conflitto Russia-Ucraina, il re della moda mondiale ha deciso con un “fuoriprogramma” di modificare in parte il programma dello show milanese.



«Era tutto pronto, ma poche ore fa ho deciso di fare così. Ho pensato a come potessi segnalare i battiti del mio cuore per questi bambini», ha spiegato davanti ai giornalisti ancora Armani, con la voce spezzata dal pianto (come riporta “D” di “La Repubblica”). «Noi siamo presenti, certo, ma non abbiamo voglia di festeggiare. E vi dirò che l’assenza della musica l’avete avvertita voi in sala, ma si percepiva anche in backstage. Ho visto i modelli molto commossi e molto colpiti, e questo credo che alla fine abbia anche aiutato gli abiti, molto», sottolinea ancora il re della moda.

UNA FASHION WEEK NEL SEGNO DEL “SILENZIO”

Guardando poi negli occhi i giornalisti presenti alla Fashion Week milanese, Giorgio Armani prova a sdrammatizzare: «Che scemo, mi sono messo a piangere!». Una sfilata in rigoroso silenzio, senza musica, è stata la scelta dello stilista per “rispetto” di quanto sta avvenendo tra i confini ucraini con i riflettori del mondo puntati. Nel pubblico, ad assistere allo spettacolo emozionante e particolare, le star del cinema Anne Hathaway ed Alexander Skarsgård ma anche la senatrice a vita Liliana Segre: «Ci siamo conosciuti alla Scala lo scorso dicembre, e lei ha espresso il desiderio di assistere a una mia sfilata. Il che ovviamente mi onora, anche se magari non tutto la convincerà: immagino che ci siano pezzi che lei non si vedrebbe mai addosso…». I giornalisti hanno poi chiesto ad Armani se e cosa avrebbe voluto chiedere alla senatrice Segre, se vi fosse stata l’occasione: e qui lo stilista stupisce ancora, come poco prima con quelle lacrime inusuali. «Avrei moltissime domande da farle, ma non credo che gliele farò», conclude Armani, «Quando sono a casa, e in tv passano un documentario sull’Olocausto, è più forte di me, devo guardarlo: devo rendermi conto di cosa abbiano patito quei poveri esseri umani, è il mio modo di partecipare al loro dolore, anche solo da casa mia, davanti a una televisione».

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