Negli studi di Oggi è un altro giorno si torna a parlare del rapimento del 17enne Giorgio Calissoni e della mamma Anna Bulgari (scomparsa quest’anno), rapiti per 35 giorni il 19 novembre del 1983 dalla loro abitazione di Aprilia, vicino al litorale romano. In studio c’è proprio Giorgio Calissoni, a cui venne tagliato un orecchio durante la prigionia: “La polizia trovò il posto vicino a Colleferro, una località montuosa. Mia mamma riuscì a calcolare esattamente il tragitto, un’ora di macchina, e attraverso alcuni rumori e altre cose la polizia ricostruì questa zona dove c’era anche una fabbrica. I rapitori si presentarono come brigatisti rossi ma in realtà erano metà banditi e metà terroristi, era un movimento sardo che faceva sequestri dicendo che volevano farlo per la Sardegna. Chiesero un riscatto. Il rapporto con mia mamma ci ha accompagnato durante tutta la prigionia – ha aggiunto – ci ha aiutato molto. In quel momento ero io il più fragile, ero molto giovane, avevamo continue minacce di morte se non arrivava il riscatto, e a 17 anni saper di morire in maniera innocente era una cosa che mi tormentava. Mia mamma mi tranquillizzava e mi incoraggiava, le credevo anche se i sequestratori sono stati fin dall’inizio determinati”.
GIORGIO CALISSONI: “SE NON ARRIVAVA IL RISCATTO CI AVREBBERO UCCISO”
Giorgio Calissoni ha proseguito: “Ero sicuro che se non fosse arrivato il riscatto mi avrebbero ammazzato il giorno di Natale. La reclusione era terribile, non potevo vedere amici e cari, poi pensavo alla maturità che avrei avuto a luglio dell’anno successivo, e tutti questi giorni di scuola che saltavo. Dormivo? Di necessità virtù, stavamo in una tenda, in un sacco a pelo, bendati”. Sull’episodio dell’orecchio tagliato: “Presero mia mamma e la portarono in un’altra tenda, lei si offrì ma loro mi fecero l’operazione con un coltello. E’ stato un dolore molto forte per circa un minuto poi è passato quasi subito, mi hanno spiegato che la cartilagine si richiude subito, intensissimo ma brevissimo. Ho subito quattro operazioni poi. Io ho cercato di consolare mia mamma ma ho capito dopo che dolore fosse stato per lei”.