Tra i vignettisti più amati e conosciuti d’Italia, re della satira par excellence, Giorgio Forattini si è raccontato a tutto tondo ai microfoni di Libero. Tra carriera e vita privata, l’artista ha ripercorso la sua carriera, trascorsa in un primo momento in redazione a Repubblica, per poi adottare lo smart working. Il motivo è semplice: “Mi trovavo regolarmente una schiera di curiosi alle spalle e ho deciso di fare tutto da casa”.
Un percorso eccezionale, ma ormai terminato. Giorgio Forattini ha spiegato di non disegnare più ormai da cinque anni, si è semplicemente stufato: “Non ho più l’istinto. Mia moglie ogni tanto ci prova, ma da cinque anni ormai non prendo in mano una matita e non ne sento il bisogno”. A proposito della compagna di vita, Ilaria Cerrina Feroni, il vignettista ha spiegato che i due stanno insieme ormai da quarant’anni: “Ci siamo conosciuti alla Mondadori, lei era capo ufficio stampa della sezione libri. E non ci siamo mai più separati”.
GIORGIO FORATTINI A TUTTO TONDO
Nel corso del suo dialogo con Libero, Giorgio Forattini ha rivelato di aver iniziato le prime caricature all’età di 40 anni, grazie alla vittoria in un concorso di Paese Sera per una striscia satirica. Ma la svolta è legata ad una donna, un’ex fidanzata che gli presentò un esponente di spicco di Panorama. Da lì in poi vignette di successo una dietro l’altra, a partire da Fanfani tappo di champagne, con la politica nel mirino: “Censura? Ci hanno provato, spesso lo mettevano più in piccolo o in basso, ma non ne ho mai ridisegnato nessuno. Alle contestazioni rispondevo: ‘Se non lo volete, mettete la foto del direttore’”. Giorgio Forattini ha affermato di aver ricevuto una ventina di querele, tutte da esponenti di sinistra. Il caso più famoso è la querela dell’ex premier D’Alema, con richiesta di risarcimento da 3 miliardi di lire: “Quando lo raccontai a Parigi, dove la satira è cosa sacra, rimasero choccati. Poi D’Alema la ritirò, ma mi costò una fortuna in avvocati e la rottura con Repubblica”. Il vignettista ha poi ricordato di aver ricevuto delle minacce di morte, con la Digos piombata a casa sua in due occasioni: “Per un disegno su Maometto e per la vignetta con la Sardegna a forma d’orecchio in occasione dell’arresto della banda dei sardi responsabili del rapimento di Anna Bulgari e Giorgio Calissoni”.