CLAUDIO CHIEFFO E GIORGIO GABER: COME NACQUE L’AMICIZIA

«Nel giardino c’è Dio che ti aspetta e ti vuole parlare. Puoi sederti vicino, vicino ad ascoltare»: finisce così “La Canzone del Melograno”, testo di Claudio Chieffo – cantautore cattolico originario di Forlì, scomparso nel 2007 dopo lunga malattia e ricordato questa sera nel programma “Nessun Dorma” alle ore 21 su Rai 5, conduce Massimo Bernardini – dedicato nientemeno che a Giorgio Gaber. Da semplici “conoscenti”, un artista e un suo fan, a grandi amici, fino a discutere l’uno con l’altro dei propri rispettivi progetti artistico-musicali e soprattutto delle domande ultime più profonde dell’umanità. Gaber e Chieffo diventarono così amici e si stimarono a tal punto che fecero anche diversi concerti assieme: lo “scettico” e il “cristiano” li chiamava qualcuno, ma erano semplicemente due uomini dall’intelligenza rara che si interrogavano – senza pregiudizi – sulla realtà circostante. Nell’approfondire la figura di Claudio Chieffo il programma di Bernardini attraverserà i vari rapporti intessuti dal cantante fedele al cristianesimo (dopo l’incontro con Don Luigi Giussani) con i suoi colleghi dell’epoca: Gaber è scomparso qualche anno prima dell’amico Claudio ma ha lasciato tracce indelebili del suo rapporto di stima e amicizia con il cantautore de “La Strada



Claudio e Giorgio si conobbero ad un concerto gaberiano in quel di Forlì: il giovane cantante cristiano, completamente innamorato della prosa del collega milanese, chiese di poterlo incontrare. «Gli feci sapere che volevo incontrarlo. I compagni gli dissero di lasciar perdere, che ero un cattolico. Risultato, Giorgio mi invitò a cena. Da quella volta lì, quando veniva in città il concerto del Signor G, la famiglia Chieffo aveva un palchettto. Voleva che andassi in camerino, ci teneva a sapere se lo spettacolo mi fosse piaciuto. Che amicizia è nata!», ha raccontato lo stesso Chieffo a Luigi Amicone, compianto ex direttore di “Tempi”. In un lungo scritto apparso su “Cultura Cattolica” è ancora Chieffo a parlare dell’amicizia nata con Gaber in quel lontano 1978: «Ricordo bene le parole che gli diceva un solerte compagno che voleva dissuaderlo dall’incontrarmi al ristorante “Vittorino” a Forlì, dove veniva spesso in tournee, quando gli portai, tutto fiero, il mio secondo LP, La Casa, era il 1978, ma lui volle incontrarmi lo stesso e mi invitò alle prove e cominciammo a parlare e a discutere: fu l’inizio di una amicizia che non è finita neanche adesso».



CHIEFFO: “HO DEDICATO A GABER QUESTA CANZONE PERCHÈ…”

Claudio Chieffo definiva l’amicizia con Giorgio Gaber come uno strano incontro tra il “suo dubbio” e la ”mia certezza”: un “viandante” in cerca di significato come il grande Gaber e un semplice tanto eclettico cantante “di provincia” folgorato dall’incontro con Don Giussani. Eppure l’amicizia non solo sbocciò ma trovo, l’uno nell’altro, un motivo valido per continuare a ricercare nella propria esistenza attraverso la musica: «Io non potrei mai fare canzoni come quelle che fai tu, ci sono troppe certezze dentro, però… Il fiume e il cavaliere …mi piace», disse Gaber una volta a Chieffo dopo diversi incontri e discussioni alle prove per gli spettacoli di teatro-canzone. Ancora a “Tempi” il cantautore marito di Marta e padre di Benedetto, Martino e Maria Celeste racconta del rapporto affettuoso sviscerato con Gaber (che chiamava la sua famiglia i “chieffini”, ndr): «Sempre molto affettuoso, mai remissivo nel giudizio. Accettò di fare alcuni concerti con me. Ricordo una serata a Chiavari. Uno del pubblico incominciò a insultarmi. Giorgio mi difese con forza».



Ecco però il “punto nodale” raggiunto in un giorno di ennesimo confronto tra i due, divenuti ormai molto più che “colleghi artisti” seppur in campi diversi: «Aspettavo con ansia ogni suo lavoro ed ero spesso invitato all’anteprima dei suoi spettacoli e cercavo sempre di esserci e, quando alla fine, nel suo camerino, ne parlavamo, voleva sapere il mio giudizio anche sugli aspetti più tecnici, suoni, luci, microfoni… ma io ero più colpito dalla bellezza, a volte disperata, delle canzoni e glielo dicevo e lui si schermiva e mi abbracciava», racconta Claudio Chieffo ancora sulla “Civiltà Cattolica”. Ancora Chieffo però sottolinea come un giorno Gaber gli disse, «Tu hai molte certezze mentre è il dubbio a mandare avanti il mondo». Il cantautore forlivese, invece che contestarlo, si mise quasi a piangere: «Guarda Giorgio, io non ho molte certezze, ma una ce l’ho: la misericordia di Dio è molto più grande di tutto il male che io e te possiamo fare, che l’umanità può fare». Secondo Chieffo, le persone come Giorgio Gaber sono come «attraversate, nonostante tutto, da una Grazia, che in questa corsa inarrestabile rivelano, in una canzone, in un film, in una poesia, in un dipinto, in una risata, riflessi di quella Verità e Bellezza da cui sono, inesorabilmente, attratti.». A “Tempi” raccontò anche gli ultimi istanti della vita di Gaber, quando la malattia ormai lo costringeva a letto: «Io naturalmente sono stato molto felice della preferenza che don Giussani aveva per lui. Perché Gaber era vero. Gli altri fanno ridere. Sono tutte finte domande. Non venite a dirmi che quelle di Vasco Rossi piuttosto che di Renato Zero. Quando ho saputo che Giorgio stava male è nata La canzone del melograno, ma non ho mai potuto cantargliela». In quella canzone si scorge il dialogo tra Cristo e un viandante in cerca di verità che però non crede: «Segui il raggio di luce e la vita ti porterà dove il dubbio ritorna domanda e rinasce il cuore: nel giardino c’è Dio che ti aspetta e ti vuole parlare puoi sederti vicino vicino ad ascoltare», recita ancora la Canzone del Melograno. Chieffo ricordando quegli istanti passati con Gaber non può che definire così quel “dialogo” mai terminato tra il “dubbio” e la “certezza”, quella stessa “incarnata” dalla persona e artista Claudio Chioeffo e della quale il Signor G. rimase profondamente colpito: riferendosi a Gaber, sentenzia «mi immagino che Dio gli sia corso incontro colmando, Lui, la distanza»

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