È morto a Camogli (Genova) Giorgio Galli, politologo 92enne tra i più importanti e influenti a livello nazionale: la notizia data dal Fatto Quotidiano, che cita fonti vicine alla famiglia, vede lo storico pensatore politico colpito da un improvviso malore mentre si trovava a Camogli. Nato a Milano nel 1928, Galli è famoso soprattutto per aver teorizzato e scritto del “bipartitismo imperfetto” tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano oltre che lucido osservatore del mondo politico della sinistra nel Dopoguerra italiano e internazionale.



Giorgio Galli è stato docente per trent’anni di storia delle dottrine politiche all’Università degli Studi di Milano, oltre che autore di oltre 70 libri dedicati alla storia contemporanea italiana: Dopoguerra ma non solo, è anche la politica recente ad aver interessato gli studi di Galli negli ultimi 40 anni. Ha collaborato e scritto per oltre 30 anni a Panorama, proprio partendo dal successo del famoso saggio del 1966 “Il bipartitismo imperfetto. Comunisti e democristiani in Italia”: in sostanza, Galli raccontava e descriveva nel dettaglio il sistema politico repubblicano dopo la caduta del Fascismo, un dualismo costante tra Dc e Pci nel quale mancava però la vera alternanza al potere.



CHI ERA GIORGIO GALLI

Sono di Giorgio Galli espressioni divenute poi di uso comune nelle analisi politica contemporanee, da “sistema bloccato” a “capitalismo assistenziale” e molte altre: di recente, il professore morto per malore in Liguria aveva teorizzato il difficile connubio tra storia ufficiale ed esoterismo. Come spiega il focus di Adknonos, «I suoi lavori si caratterizzano per l’attenzione anche ad aspetti particolari sulla storia delle idee politiche, quali, ad esempio, le radici “magiche” o irrazionali che concorrono a formare l’adesione di massa a determinate ideologie politiche, soprattutto quelle di natura totalitaria». In merito invece al suo tema forse più inglobato e introiettato dalla storiografia politica, il “bipartitismo imperfetto” del sistema italiano, nelle interviste soleva ripetere «in Italia la tendenza al bipartitismo comune a tutte le democrazie occidentali non poteva compiersi del tutto a causa dell’inadeguatezza dei due partiti maggiori, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista».

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