Dall’alleanza giallorossa al futuro del Partito Democratico, passando per l’emergenza coronavirus: Giorgio Gori senza filtri nella luna intervista rilasciata ai microfoni di Radio 24. Il sindaco di Bergamo si è subito soffermato sulla possibile coalizione Pd-M5s-Leu, in particolare sulle voci che vogliono Conte leader: «Mi sembra una manifestazione di debolezza…».
«Il Movimento 5 Stelle nel 2023 non saranno più primo partito, quindi attribuire già da ora a Conte, esponente del M5s, il ruolo di leader mi sembra un segno di subalternità», ha spiegato Giorgio Gori, ribadendo che il Pd dovrà essere il primo partito di qualsiasi alleanza si componga. Netto e non positivo il giudizio sull’ex premier: «Conte va ringraziato per il suo servizio ma bisogna ricordare la sua storia politica, ma è passato dall’alleanza con la Lega quando si definiva orgogliosamente populista e sovranista, ad una alleanza di diverso segno».
GIORGIO GORI TRA PD E EMERGENZA COVID
Giorgio Gori ha elogiato il nuovo premier Mario Draghi, sottolineando che il Partito Democratico deve sposare e fare sua l’agenda democratica e riformista, «senza preoccuparsi dell’asse con Movimento 5 Stelle e Liberi e uguali». Il primo cittadino di Bergamo ha acceso i riflettori su temi fondamentali come europeismo, scuola, giovani, lotta alla povertà e tutela del precariato, quindi «bisogna sostenere l’agenda di Draghi per costruire un’offerta politica coerente». Poi una battuta sull’emergenza coronavirus, ad un anno dall’inizio della terribile epidemia: «Un anno fa abbiamo sottovalutato quello che stava accadendo, non avevamo la percezione della gravità, per alcuni giorni abbiamo pensato che la cosa sarebbe stata circoscritta invece stava già esplodendo. Oggi è ancora difficile fermarsi e ricordare l’inizio perché non è finita».