Giorgio Gori senza filtri nella lunga intervista rilasciata ai microfoni di Repubblica. Il sindaco di Bergamo ha annunciato il suo no convinto al referendum sul taglio dei parlamentari, anche se a suo avviso sarebbe un errore politicizzare il referendum, mentre tra i suoi desideri non c’è quello di un Governo tecnico con Mario Draghi oppure un Conte tris: «Io vorrei che il governo facesse ciò che serve per fronteggiare le difficoltà del Paese. Che si vedesse di più il segno del Pd nell’azione del governo: quello che è riuscito a Salvini nell’esperienza gialloverde e che il Pd fa fatica ad ottenere». Il volto dem ha acceso i riflettori sulle troppe bandierine dei 5S, alle quali potrebbe aggiungersi la vittoria del Sì al taglio dei parlamentari: «Vincerà Di Maio, e noi saremo i portatori d’acqua».
Nessuna resa dei conti per la leadership di Nicola Zingaretti, assicura Giorgio Gori, che continua a chiedere invece un congresso per scegliere tra chi sostiene che la collaborazione con i pentastellati sia soltanto tattica e chi, invece, insiste sul carattere strutturale dell’alleanza. E per il primo cittadino di Bergamo la rotta deve cambiare: «Dobbiamo ritrovare l’orgoglio del Pd e batterci per la nostra agenda». Per Gori il Movimento 5 Stelle non ha mantenuto l’accordo sul taglio dei parlamentari, ma non solo. Basti pensare ai decreti sicurezza di Matteo Salvini, ancora intonsi, oppure alla cancellazione della prescrizione e di Quota 100.
Poi Giorgio Gori si è soffermato su uno dei dossier più scottanti per la maggioranza, ovvero il Mes: «Zingaretti si è speso molto, ma non si vedono passi avanti. L’autunno porterà difficoltà. A partire dal fronte sanitario, che negli ultimi anni ha subito un de finanziamento importante, di circa 37 miliardi di euro. È un caso, ma è la stessa cifra di cui accederemmo col Mes. Se i 5Stelle e il premier Conte continuano a nicchiare, sul Mes il Pd dovrebbe chiamare gli italiani a una grande mobilitazione».