Fanno discutere le parole del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, pubblicate ieri sulla sua pagina Twitter. In merito all’epidemia da coronavirus che sembra ormai inarrestabile al nord, il primo cittadino bergamasco ha scritto: “Anche il dato dei pazienti in terapia intensiva può trarre in inganno. Sembra che la crescita stia rallentando, invece è solo perché non ci sono più posti di t.i. (se ne aggiungono pochi con grande fatica). I pazienti che non possono essere trattati sono lasciati morire”. Durissime le parole dell’ultima frase “lasciati morire”, un pensiero che riecheggia su diversi siti internet e nelle trasmissione di tv ormai da qualche giorno a questa parte. In poche parole, gli ospedali, a breve, si troveranno a dover decidere chi salvare e chi invece purtroppo lasciare morire, secondo molti addetti ai lavori, vista l’impossibilità di poter curare tutti allo stesso modo. Il post di Gori ha provocato numerose reazioni fra i suoi follower, come ad esempio una ragazza che ha scritto: “Sindaco, lo sappiamo. Magari non scriva proprio “vengono lasciati morire”. Lo sappiamo comunque, ma la delicatezza nella comunicazione può incidere comunque”.
GIORGIO GORI “LA SITUAZIONE E’ PREOCCUPANTE”
C’è invece chi si dice d’accordo con le parole dirette del sindaco di Bergamo, come questo utente, che in risposta al post suddetto ha scritto: “Purtroppo troppi italiani si stanno rivelando privi di sensibilità. Quindi i messaggi crudi e diretti posso servire ad aprire loro gli occhi, anche se chi se ne frega non è qui su Twitter a leggerci, in media. Ma ben venga la paura, se serve”. Simile il pensiero di un altro ragazzo: “Ha fatto benissimo ad essere così chiaro, da una settimana tutte le istituzioni di RL stanno chiedendo misure più drastiche ma il governo non ci sente, se possiamo ancora ridurre il danno dobbiamo farlo adesso ma in modo drastico”. Lo stesso Gori, parlando a Fanpage nella giornata di ieri, aveva aggiunto: “Qui la situazione è preoccupante perché mancano posti letto in terapia intensiva, mancano gli strumenti, mancano i medici. Noi non possiamo reggere il ritmo attuale dei contagi: allo stato attuale, raddoppiano ogni tre giorni. Noi già tra tre giorni faremo fatica a reggere il numero di persone che richiedono la terapia intensiva”.