IL FILM SU NILDE IOTTI E LA TESTIMONIANZA DI GIORGIO NAPOLITANO
Non vi sfuggirà nella visione del film sulla vita di Nilde Iotti “Storia di Nilde” sulla Rai una elle più intense testimonianze rese dall’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, morto lo scorso 23 settembre 2023, proprio sul rapporto di stima, amicizia e vicinanza politica che lo legava alla prima Presidente donna della Camera dei Deputati. Nella bella interpretazione che Anna Foglietta dà di Nilde Iotti, il docu-film alterna spezzoni di fiction a documentari veri e propri, con testimonianze dirette proprio come quella dell’ex leader della corrente “migliorista” del Partito Comunista Italiano.
Come ebbe a dire lo stesso Giorgio Napolitano nella lettera indirizzata nell’ottobre 2010 al Comitato per la costituzione della Fondazione Nilde Iotti “Le donne, la cultura, la società” (e pubblicata sul saggio “Nilde. Parole e scritti 1955-1998”), quella vigorosa donna che ha segnato la Prima Repubblica era una persona radiosa e solare. «Luminosa restò la sua personalità anche dopo avere attraversato momenti difficili e dolorosi sul piano personale e avere conosciuto – quando aveva appena 44 anni – la perdita del compagno (Palmiro Togliatti, ndr) e il destino della solitudine».
Dalla storia molto tenera con l’adozione della piccola Marisa fino agli impegni civili e politici, Giorgio Napolitano ricorda così la “madre della Repubblica”: «Nilde Iotti, grande figura politica dell’Italia repubblicana, grande punto di riferimento per gli ideali e per le conquiste delle donne, sempre persona, sempre donna, umanamente libera e ricca».
CHI È L’EX PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO: DAI CARRI ARMATI IN UNGHERIA FINO AL QUIRINALE
Nato nel 1925, sposato con l’amata moglie Clio Bittoni da cui ebbe i due figli Giovanni e Giulio, l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è stato uno dei protagonisti della politica italiana tanto nella “Prima” quanto nella “Seconda” Repubblica, culminante con la duplice esperienza al Quirinale tra il 2006 e il 2015, primo nella storia ad ottenere un secondo mandato nel pieno della crisi istituzionale nell’aprile 2013. Fin da giovane militante comunista, Giorgio Napolitano ha fatto parte del Movimento per la Rinascita del Mezzogiorno ed è stato eletto per la prima volta alla Camera nel 1953, facendo parte praticamente ininterrottamente delle legislature in Parlamento (tranne che nella IV Legislatura) fino al 1996, sempre nella sua circoscrizione di Napoli.
Da Presidente della Camera dei Deputati a uomo chiave in Parlamento per il PCI prima di Togliatti e poi di Berlinguer, fondando la corrente del “Migliorismo” ovvero l’ala più “moderata” e di “destra” all’interno del grande Partito Comunista: lo stesso Giorgio Napolitano ebbe a dire di quella stagione che con la corrente “migliorista” si cerca di una linea «estranea a utopie rivoluzionarie». Davanti alle “scoperte” sui crimini atroci della dittatura di Stalin in URSS, così come gli interventi armati in Ungheria e Repubblica Ceca (di cui Giorgio Napolitano chiese scusa decenni dopo, ndr), posero il PCI italiano davanti alla scelta di rimanere legato a Mosca o “rompere” i lacci con il proprio passato. Giorgio Napolitano raccolse l’eredità di Amendola in quanto entrambi favorevoli ad un’alleanza con tutte le forze riformiste e democratiche in grado di elevare la sinistra oltre i propri “scheletri nell’armadio” tra URSS e altre dittature comuniste mondiali: migliorismo inteso come tentativo di “migliore il capitalismo” e in generale adottare ricette riformiste contro il dirigismo centrale comunista. Più vicini al PSI che non all’ala più dura del partito, Napolitano arrivò a criticare Berlinguer contestandogli l’abbandono del “compromesso storico” post-omicidio Moro e bocciando la “questione morale” alzata dallo stesso Berlinguer contro la Democrazia Cristiana. Anche per le sue posizioni pur se da sinistra “inclini” al dialogo, Giorgio Napolitano rimase per decenni un interlocutore con tutte le forze politiche, così da ereditare il ruolo di primo Presidente della Repubblica con passato nel PCI. A dispetto dei suoi predecessori, Giorgio Napolitano fu molto attivo nel suo ruolo al Quirinale tanto da determinare diverse crisi politiche, come quella nel 2011 con la caduta del Governo Berlusconi (sulla quale resta l’ombra di una presunta azione congiunta tra Colle e Bruxelles per far salire a Palazzo Chigi Mario Monti) o nel 2013 con l’avvio di un Governo di unità nazionale dopo il nulla di fatto dell’accordo Pd-M5s nella prima epoca grillina in Parlamento.