Nonna Bona è stata il pilastro dell’infanzia di Giorgio Panariello. Una donna che insieme al marito ha visto crescere il futuro artista in Versilia. “La nonna si chiamava Bona perché era nata il giorno di San Bonaventura e siccome non sapevano come sbrigarsela con un nome senza il femminile come Bonaventura, la chiamarono Bona e basta”, ha detto tempo fa il comico, come riporta il Quotidiano Nazionale. “Nonna Bona faceva la casalinga”, ha raccontato ancora, “il nonno, Raffaello Panariello, lavorava nello stabilimento di Massa della Dalmine, la famosa industria di tubi per il petrolio, il gas, eccetera. Operaio, era addetto alla pulitura interna dei tubi e là dentro respirava qualsiasi cosa tanto che si è ammalato alla gola, malattia tipica del suo lavoro, operato, è andato in pensione relativamente giovane”.
NONNA BONA E NONNO RAFFAELLO, COME GENITORI PER PANARIELLO
Cresciuto senza genitori, Giorgio è stato affidato ai nonni materni fin da piccolissimo e forse anche per via di questa assenza, i nonni sono sempre stati motivati a dargli un affetto grandissimo, a fornirgli tutto ciò di cui aveva bisogno. Oggi Verissimo – Le Storie trasmetterà un’intervista a Giorgio Panariello, in cui parla anche della sua infanzia. “Mi hanno salvato dalla sofferenza”, ha detto in una precedente occasione a Silvia Toffanin, “i nonni materni sono stati degli ottimi genitori”. Crescere senza un padre non è stato semplice per Giorgio Panariello, anche se l’amore non gli è mai mancato grazie alla presenza costante dei nonni. Il comico toscano non ha mai conosciuto il padre e per diverso tempo ha messo da parte quel dolore. “Non ho mai conosciuto mio padre, ma questa cosa non l’ho cavalcata, è venuta fuori col tempo”, ha detto lo scorso dicembre a Verissimo, “non posso dire di aver sofferto molto, perché la mancanza dei genitori è stata sopperita dall’amore dei nonni, che chiamavo ma’ e pa’. Non ho mai voluto parlare di mio padre con rancore”.
LA MERENDA DELLA NONNA
Ed è proprio grazie a loro che il piccolo Panariello non ha mai sentito la mancanza dei genitori. Anche se non è stato sempre facile, soprattutto per nonna Bona e nonno Raffaello, che a età avanzata si ritrovavano a stare dietro a un ragazzino scatenato. Di nonna Bona poi ricorda in particolare le merende che gli preparava per andare a scuola. La donna non aveva soldi, ma ogni mattina gli preparava come merendina due fette di pane con le acciughe marinate. “Lo incartava ma l’olio usciva lo stesso e quindi il fondo della mia cartella era tutto unto”, ha detto in un’intervista del passato, “poi ci metteva una banana che stava lì dentro per ore e quando andavo ad aprire la cartella, all’ora di ricreazione, era quasi sfatta e quindi usciva questo forte odore di banana che aleggiava per tutta la classe”.