“Tornerò a Napoli, per concludere le riprese di una serie tv per Rai1, Mina Settembre, tratta dai romanzi di Maurizio De Giovanni […]. Oggi parlare di futuro sembra impossibile, quindi ragiono passo per passo”. Queste le parole con cui a Icon – nel giugno 2020 – Giorgio Pasotti annunciava la sua partecipazione alla fiction Mina Settembre, precisamente nei panni del marito di Mina, un magistrato di nome Claudio De Carolis. Nell’ultimo periodo – dice – “mi sono concentrato sugli impegni dovuti alla recitazione, lavorando tanto, poi, però, ho deciso di fermarmi per un anno”. E così è maturata la scelta di cimentarsi alla regia, che “nasce dall’esigenza di voler raccontare una storia, e devi prenderti il tempo giusto, è un pezzo della tua vita, una parentesi dal tuo lavoro normale, quello che sostanzialmente ti dà da mangiare. Fortunatamente sono sempre stato mosso, e spinto, dal desiderio di fare ciò che mi piace, e che soprattutto io vedrei come spettatore”.

La carriera di Giorgio Pasotti

Durante quest’anno così tragicamente segnato dalla pandemia, Giorgio Pasotti ha riflettuto molto sulla sua carriera. “Credo di aver fatto tante cose diverse tra loro, da lavori autoriali come La grande bellezza, lavorando con autori come Muccino, facendo parte di successi incredibili come Distretto di polizia, il teatro, ultimamente diventando ‘famoso’ nella pubblicità della Mulino Bianco. Non riesco a definirmi. Quello che posso dire sinceramente è il fatto di aver sempre inseguito la qualità, talvolta, magari sbagliando, altre scegliendo strade giuste, ma sempre progetti stimolanti, che portavano con sè un aspetto culturale, qualitativo, alto. La mia è una grande passione, un bellissimo hobby, diventato, grazie a Dio, un lavoro, ma non ho mai pensato alla notorietà, ai soldi. Chi possa incuriosire esattamente quello che faccio, questo non lo so, mi piacerebbe dire tutti”.

Giorgio Pasotti: “Il cinema dovrebbe sollecitare dibattiti”

Parlando più nello specifico di questi mesi di lockdown, Giorgio Pasotti racconta di aver approfittato della solitudine per pensare a una possibile ripartenza del suo settore. Una ripartenza vista non soltanto alla luce dello stop a cui è stato costretto di recente, bensì un nuovo inizio in senso più ampio, dalla tecnica agli aspetti più strettamente legati all’intrattenimento (come i valori e gli spunti da dare). Spiega l’attore: “La follia che ci è capitata genera riflessione, seppur nella leggerezza, e dovremmo affrontare argomenti diversi, sollecitare dibattiti, perché, come diceva Ermanno Olmi, ‘l’arte, in qualsiasi forma, dovrebbe servire a stimolare un pensiero’. Lui, e Mario Monicelli, due grandi riferimenti, sarebbero state le prime persone a cui avrei fatto vedere i miei film, ma sempre con una grande paura del loro giudizio”.