Giorgio Pasotti si è raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera ad un passo dai 50 anni. Il prossimo mese taglierà infatti il traguardo del mezzo secolo, un primo importante step della vita e della propria carriera. E pensare che i suoi esordi sono scattati in Cina, visto che dai 19 ai 22 anni Giorgio Pasotti ha studiato a Pechino presso l’Università dello Sport, dove ha appreso le arti marziali, che gli hanno aperto la strada a tre produzioni cinematografiche: “Aveva un negozio di oggettistica orientale e conosceva un antiquario di Pechino che mi parlò di questa università, equivalente dell’Isef. Mi ci portò per un corso estivo a 14 anni”.
Su quel periodo aggiunge: “Indossavano tutti la divisa di Mao Zedong, il libretto rosso in tasca, vedevi solo bici. Mangiavo in mensa, la mia stanza era un loculo due metri per tre. Sono stato privato di tante cose rispetto ai miei coetanei. Ho goduto di quel momento irripetibile, tre anni dopo la rivoluzione studentesca”. Tornato in Italia ha quindi proseguito la sua esperienza davanti alla cinepresa, venendo scelto da Daniele Luchetti per “Piccoli maestri”: “È il ruolo cui sono più affezionato. Durante la guerra il primo dei fratelli di mio padre morì a 16 anni, fucilato dai fascisti, e l’idea di interpretare uno studente che aveva deciso di abbracciare la Resistenza mi era sembrato la restituzione alla mia famiglia di qualcosa che non so definire”. Attore ma anche regista, e a breve scatteranno le riprese del suo terzo film dietro la macchina da presa, in cui è anche protagonista.
GIORGIO PASOTTI: “IL MIO PRIMO FILM DA REGISTA…”
Nei suoi confronti, però, la critica non ci è andata molto leggera: “Fu ingiustamente non amata dalla critica – dice in merito ai giudizi verso il suo primo film da regista, Abbi Fede – ma a ferirmi è stato quel liquidare a priori il fatto che un attore potesse fare anche il regista”. Pasotti ha dovuto anche affrontare altri pregiudizi per via del suo aspetto fisico: “Per molti anni è stato così”.
Sul bilancio della sua vita in vista dei suoi 50 anni, Giorgio Pasotti racconta di come sia stato straordinaria “la nascita della figlia, Maria” avuta dalla collega Nicoletta Romanoff, ma anche le conquiste sportive: “Vincere una gara importante e salire sul gradino più alto del podio è una delle gioie più grandi che un essere umano può vivere, perché solo tu sai quali sacrifici ti hanno portato fin lì. Alle prime note dell’Inno di Mameli cominciai a piangere come un bambino. Una gioia non paragonabile ai premi ricevuti da attore”. Sulla paternità aggiunge: “Fa bene alla categoria. Gli attori sono egocentrici e narcisisti: è salutare sentire di non essere più al centro del mondo”, e in merito ad un altro figlio con la sua attuale compagna, Claudia Tosoni, ammette: “Si, mi piacerebbe. Ha 20 anni in meno? È molto matura…”.