Da un tir al freddo e al gelo fino al regno incontrastato della kickboxing: è Giorgio Petrosyan, una storia incredibile che lo accumuna al fratello Armen nella fuga rocambolesca dall’Armenia in guerra nel 1998. Oggi Giorgio è il re della kickboxing mondiale, multi milionario ma mai dimentico delle condizioni e delle origini umili da cui proviene: «Dopo essere finito alla Caritas di Gorizia con lo status di rifugiato politico, in attesa di un permesso di soggiorno, il sognatore Giorgio che si procurava da mangiare lavorando come lavavetri, alla fine su quel ring ci è salito, portando con sé la rabbia degli ultimi, dei disperati, dei miserabili», ben ricorda Il Giornale che oggi lo ha intervistato esaltando quel campione del mondo dalle origini tanto umili quanto disperate. Il prossimo 1 febbraio proprio a Milano, città che lo ha accolto dopo la fuga clandestina dall’Armenia, Giorgio Petrosyan difenderà il titolo di campione del mondo: «oggi è casa mia. In Italia la kickboxing si sta diffondendo sempre di più. Adesso è conosciuta tra i giovani. Quando ci sono eventi nei palazzetti, questi sono sempre pieni e ci sono tanti bambini. Come in Asia, dove è anche il primo sport e dove è nata questa disciplina (originaria del Giappone e poi diffusasi negli Usa, la kickboxing coniuga il calcio tipico delle arti marziali con i pugni della boxe».



PETROSYAN, TRA BALOTELLI E IUS SOLI

Non mancano gli spunti nella bella intervista di Arcobelli su Il Giornale che vanno ben oltre alla kickboxing, a cominciare dall’amicizia che lega Giorgio Petrosyan alla superstar Mario Balotelli: «Mario è un amico, ha un gran fisico e se la cava bene nella kick. Io però non seguo molto il calcio, ma quello che posso dire è che nel nostro mondo ci sono solo applausi e niente gestacci. Il nostro è uno sport sano dove ci sono delle regole da rispettare». Proprio per le sue origini, per la sua difficile risalita verso una conquista sociale, non manca la domanda finale a Petrosyan sul complicato tempo della cittadinanza dopo l’ipotesi del Pd di rilanciare Ius soli e Ius culturae nei prossimi lavori della legislatura post-Manovra: «La cittadinanza la deve ottenere chi la merita davvero. Io l’ ho ottenuta nel 2014 dopo tanti sacrifici. In questo periodo si parla tanto di stranieri, ma non siamo tutti uguali: chi sbaglia deve pagare, punto. Perché ci sono stranieri che sono qui e lavorano e meritano la cittadinanza, e c’ è chi ce l’ ha e va in giro solo a fare casino?», è il “colpo da ko” del campione del mondo dalle origini armene.

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