Giorgio Strehler ha sempre avuto una visione precisa di Milva: il produttore teatrale, oggi considerato il papà del settore in campo moderno, capisce fin dai primi istanti di non poter mettere alcun freno a quella ragazza in sottoveste nera e dalla chioma rossa. All’epoca appena 21enne, la Pantera di Goro accetta di cantare in occasione del ventennale della Resistenza e anche se non conosceva nulla delle opere di Bertolt Brecht, accoglie tutto come una sfida. Il merito è tutto di Canti della libertà che canta in un disco e che le vale la presenza in un recital per volere di Paolo Grassi, racconta Milva a La Repubblica. Più che affascinato, Strehler le propone un provino e ne rimane ancor più stregato, tanto che dieci giorni più tardi la cantante registra la sua presenza nel recital Poesie e canzoni di Bertolt Brecht. “Mi aveva come rivoltata”, affermerà anni dopo. “Insisteva sullo straniamento brechtiano, sul restare distante, fuori dai personaggi delle canzoni”, dice ancora pensando come all’inizio per lei fosse un mondo del tutto nuovo. “Non ti dimenticherò mai, caro Giorgio, e ti sarò vicina per sempre”, scrive invece due anni fa Milva sui social in occasione dell’anniversario di nascita di Strehler, innegabile maestro.



Giorgio Strehler, il protagonista del teatro italiano

Protagonista del teatro italiano, Giorgio Strehler riesce a conquistare il mondo moderno ritagliandosi uno spazio importante nell’arte drammatica del Novecento. Alle sue spalle grandi maestri come Antonin Artaud e Bertolt Brecht, quest’ultimo al centro delle sue collaborazioni con Milva. La cantante gli permette di valorizzare il suo amore per la cura dei dettagli, dello spazio e dei vuoti. In occasione di uno dei tanti spettacoli teatrali che li vedranno insieme, Strehler decide infatti di lasciare Milva da sola su un palco, rigorosamente seduta per cantare le opere di Bertolt Brecht. Solo buio per la scenografia e una luce diretta sulla cantante, seduta al fianco di un pianoforte. Strehler conferma così la visione avuta diversi decenni prima, quando decide di puntare i suoi lavori proprio su Milva e di affidarle il repertorio del drammaturgo tedesco. Anni più tardi la sceglie ancora e ancora, soprattutto per far conoscere al pubblico uno dei volti più inediti di Brecht, come quello da poeta. Conosciuto da pochi e sofferente per le pene d’amore, Strehler trova in Milva l’unica artista in grado di dargli giustizia con la sua ben nota profondità, con quell’umiltà che quasi mai è stata associata al grande regista. Negli anni Sessanta, Strehler affiderà invece a Milva la reinterpretazione di uno dei due brani scritti nel corso della sua carriera, Ma mi. “Non so come passare da Ennio Morricone a Strehler”, confessa la cantante prima che il regista teatrale le spieghi il testo della sua Ma mi, in cui racconta gli anni successivi alla Resistenza e cita alcuni degli amici di allora di cui non ha più avuto alcuna notizia. Un inedito dietro le quinte che vede all’opera Strehler e Milva, legato alla volontà di Enzo Trapani di rendere omaggio alla Pantera di Goro nel ’74, con la sua trasmissione Dedicato a Milva.

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