L’ospedale psichiatrico Don Uva di Foggia diventa anche un caso politico. Lo sostiene Il Giornale, fornendo retroscena sulla vicenda che ha portato all’incriminazione di 30 persone tra operatori sanitari e infermieri della struttura di proprietà del gruppo Universo Salute che fa capo al Gruppo Telesforo. Bisogna andare indietro fino al 2012-2013, quando il Don Uva e altre due strutture, gestite all’epoca dall’ente ecclesiastico Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza, affrontarono una crisi finanziaria e furono affidate all’amministrazione straordinaria del Mise. Fu scelto come commissario l’avvocato Bartolomeo Cozzoli, vicino a Francesco Boccia, che all’epoca era presidente della Commissione bilancio della Camera. L’incompatibilità, come ricostruito dal quotidiano, fu evidenziata da D’Ambrosio del M5s, il quale evidenziò che Cozzoli era membro della segreteria Pd ed ex consulente della Congregazione. Nonostante ciò, nel 2017 al Mise venne firmato l’accordo tra Universo Salute e Congregazione.
Fu creata una società ad hoc da Paolo Telesforo che acquistò le tre strutture per 5 milioni di euro, somma basata su una perizia della Ernest Young, sebbene in precedenza il tribunale di Trani avesse ricevuto una valutazione di 400 milioni di euro. Una stranezza per Il Giornale, che ricorda la legge regionale pugliese che vietava «il trasferimento dell’accreditamento delle strutture sanitarie private a soggetti diversi dal titolare dell’attività». Di conseguenza, la Congregazione non andava esclusa dalla gestione. Un mese dopo però la normativa regionale cambiò: il Don Uva passò da essere casa di cura a ospedale di fascia A, come il Policlinico di Bari. Eppure, solo nel 2020 Universo Salute consegnò la documentazione dei requisiti, che invece andava presentata preventivamente.
“LA LETTERA AI DIPENDENTI PER VOTARE EMILIANO”
Il 2020 è anche l’anno in cui il governatore Michele Emiliano incontrò Paolo Telesforo per comunicargli l’impegno a rivedere le tariffe per consentire ad Universo Salute di aggiornare gli accordi contrattuali necessari, infatti il 10 settembre ci fu l’approvazione delle nuove tariffe con una delibera. Lo ha rivelato una fonte del Giornale, che ricorda come la modifica sia stata richiesta per anni dalla Congregazione, ma sempre negata. Alla vigilia delle elezioni regionali del 20-21 settembre 2020, Telesforo mandò una lettera, di cui il Giornale è in possesso, in cui si prendeva apertamente posizione a favore di Emiliano. «Diamo fiducia a chi si è impegnato in prima persona, affinché il rinnovo del contratto diventi una realtà per tutti i lavoratori e non solo per alcuni. Sosteniamo Michele Emiliano con il nostro voto». Per il giornale, non è un caso se il Don Uva sia poi diventato il braccio operativo delle Asl pubbliche e ci sia stato il commisariamentoà delle Rsa in cui erano presenti focolai Covid. L’operazione portò al passaggio di 2,3 milioni sui conti di Universo Salute, ma le altre Rsa si sono sentite discriminate. Peraltro, c’è una delibera regionale che ha fissato la presenza, come requisito per lo svolgimento del servizio al Don Uva, di 4-5 operatori sanitari e almeno 1 infermiere per ogni turno di 20-25 pazienti. Dalle intercettazioni ambientali trascritte dopo le violenze al Don Uva è emerso come uno degli arrestati abbia riferito che durante i turni il personale era costituito solo da due operatori sanitari.