I giornali di sinistra tirano per la giacca il presidente Sergio Mattarella, stupore e quasi rabbia dal Colle. Questo quanto riportato nell’edizione odierna del Giornale, una strumentalizzazione politica delle parole del capo dello Stato con l’obiettivo di attaccare il governo. Lo storico Ernesto Galli della Loggia è perentorio: “Il presidente della Repubblica è diventato, direi da trent’anni e spesso suo malgrado, un attore della scena politica. A volte, anche contro ogni suo desiderio e volontà, le parole del capo dello Stato vengono utilizzate. In alcune circostanze a proposito e in altre a sproposito, ma sempre nel dibattito politico”. L’esperto ha aggiunto: “Questa caratterizzazione sempre più politica del presidente della Repubblica è iniziata tempo fa, con Pertini e Cossiga. Poi il fenomeno ha avuto un proseguo con la seconda Repubblica, a partire da Scalfaro. Ma questa caratterizzazione marcata dipende dall’incapacità della politica di fare il suo mestiere”.



L’analisi di Galli della Loggia su politica, Pd e…

Secondo Galli della Loggia, né destra né sinistra nella seconda Repubblica sono state in grado di rispondere al meglio ai bisogni dei cittadini e proprio per questo motivo il presidente della Repubblica ha assunto una sorta di ruolo di sostituto. Poi lo storico si è soffermato sullo stato dei partiti, netto il suo giudizio sul Pd, versa in uno stato di salute pessimo: “Oggi presenta due elementi del tutto negativi: la mancanza di idee e la mancanza di leadership. Non ha programmi, non ha proposte e appunto non ha idee. A destra invece non ci sono forse molte idee. Ma di sicuro non c’è la mancanza di leadership. Perché un capo riconosciuto esiste eccome. E, in politica, avere un capo è già un vantaggio decisivo. Questo è vero in qualunque processo collettivo”. In merito alla leader Pd che continua ad attaccare il Governo senza produrre una contro-risposta chiara e lucida a livello programmatico, Galli della Loggia aggiunge nella sua intervista al “Giornale “non mi chieda cosa pensa la Schlein perché non lo capisco. Lei ha il problema di vincere le elezioni tra sei mesi”.



Una riflessione anche sulla stagione delle riforme promessa dal premier Meloni, con un consiglio proprio sul Quirinale: “Le direi di non toccare i poteri del presidente della Repubblica, che non va riformato. Ha già tanta carne al fuoco e tanti problemi a cui pensare. Invece credo che sia il caso di risolvere una questione che affligge la nostra democrazia, ossia la mancanza di poteri dell’esecutivo. Mi pare che l’istituto della sfiducia costruttiva possa essere lo strumento migliore: può essere accettabile, ed accettato, senza grossi stravolgimenti costituzionali. Un problema legato al rafforzamento dell’esecutivo in Italia esiste, e si può prendere a riferimento, con tutti i distinguo del caso, il modello tedesco”.

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