LA GIORNALISTA INCINTA RESPINTA DAL SUO PAESE

Sembra di essere nel “processo di Kafka” e invece è l’anno 2022 e siamo nel mezzo di una pandemia mondiale: avviene dunque che per delle rigidissime regole anti-Covid, una giornalista incinta non possa far ritorno nel suo Paese (democratico e occidentale) e non solo, tra tutti gli altri Stati cui chiede una semplice accoglienza gli unici che gliela concedono sono i talebani in Afghanistan. Non è pazzia e non è neanche una trama di un film distopico, ma è la storia di Charlotte Bellis, giornalista indipendente originaria della Nuova Zelanda e nel recente passato inviata per Al Jazeera assieme al compagno belga, il fotografo Jim Huylebroek.



«Se quando sei incinta e non sposata essere ospitata dai talebani ti sembra un rifugio sicuro, vuol dire che sei messa male»: così inizia il racconto della giornalista neozelandese che lo scorso agosto è stata inviata in Afghanistan per raccontare il caos del “colpo di stato” dei talebani. Quando però è ritornata a Doha dove risiede si è accorta di essere incinta, con la bimba attesa che nascerà in maggio: essendo però illegale in Qatar avere figli senza essere sposata, la giornalista decide di licenziarsi da Al Jazeera e di fare ritorno nel suo Paese d’origine. Qui però la prima assurdità: la Nuova Zelanda, con le rigidissime regole imposte dalla Premier laburista Jacinda Ardern, non le permettono di tornare a casa per far nascere la sua bimba.



I TALEBANI E LA STORIA “BRUTALMENTE IRONICA”

Comincia così un’odissea contemporanea dai tratti sempre più folli e surreali: «È una storia brutalmente ironica», così l’ha definita la stessa Charlotte Bellis nel suo racconto punto per punto dell’assurda e delirante situazione cui è sottoposta. La reporter sostiene sui propri canali social di aver inviato alle autorità neozelandesi 59 domande per ottenere un via libera “d’emergenza”, senza ottenere mai alcuna risposta. Al “New Zealand Herald” Bellis racconta di essere andata con il compagno in Belgio ma anche qui non essendo residenti non possono rimanervi per problemi di visto: no Qatar, no Nuova Zelanda e niente Europa dunque, in tre continenti diversi viene “rifiutata”. A quel punto l’unica vera alternativa rimasta è il Paese dove ha ancora un visto attivo, ovvero l’Afghanistan: riprende in mano i suoi vecchi contatti con gli alti funzionari talebani che rispondono così, «Siamo felici per te, puoi stare qui, non avrai nessun problema». Da Kabul le consigliano di non dichiarare di essere sposata e nel caso le facessero problemi in aeroporto intimano a Charlotte di chiamarli che avrebbero «risolto tutto. Andrà tutto bene». L’ironia nell’ironia, conclude Bellis sul giornale neozelandese, «io stessa avevo attaccato i talebani per il trattamento delle donne, e adesso mi trovo invece a criticare il mio Paese». Il caso sollevato da Charlotte Bellis è divenuto di dominio internazionale e sta generando un’autentica bufera sulle regole anti-Covid per il Governo laburista, già aspramente contestato negli scorsi mesi per lockdown “eterni” anche con pochissimi casi Covid. Chris Bunny, il capo del Sistema di isolamento e quarantena, ha spiegato alle agenzie che la domanda di Charlotte «è stata respinta perché non soddisfaceva il requisito della partenza entro 14 giorni»; riporta l’ANSA come il ministro neozelandese per l’emergenza Covid Chris Hipkins ha chiesto un’indagine sul caso Bellis.