La scritta, sulla porta della stanza, è di colore rosso, i caratteri maiuscoli. Una sola parola: “ATTENZIONE!”. Mi ritornerà alla mente il giorno dopo, quando mi fiondo dentro il bagno dell’aeroporto di Catania per vomitare: l’aereo sta per partire, il mio fisico non riesce a reggere lo schifo visto il giorno prima. “Vedere qualche frammento di questi video ti cambierà la vita con dei ‘perché’” mi disse quest’uomo al quale Dio ha dato il mandato di calarsi nell’inferno della pedofilia per tentare di salvare qualche bambino dalle grinfie bastarde delle violenze. Senza finirne risucchiato.



In diciassette anni che lo conosco, mai avevo avuto il coraggio di guardarne uno: temevo l’accaduto, che il mio fegato non reggesse il contraccolpo. “Sai Marco – ha occhi d’un azzurro inspiegabile – qui dentro o ci entri con la Grazia di Dio o sei fottuto. Non bisogna mai dubitare dell’amore di Dio quando sfidi il male”.



Accanto, col volto tirato, ci sono alcuni degli angeli di Associazione Meter, da trent’anni a difesa dei piccoli, i più fragili. Un esercito di gente contaminata da una follia: Cristo, quaggiù, si è nascosto nelle membra sbrindellate di bimbi violentati per il solo gusto del piacere sessuale: “Ero nudo e tu mi hai vestito. Mi avevano spogliato per violentarmi, tu mi hai salvato” dirà il Cristo nudo a chi Gli tenderà una mano. Prendendosi cura della sua nudità.

Don Fortunato Di Noto, il prete in questione, ha fisico da lottatore di sumo. Si necessita d’un fisico per pugnalare il male: “La pedofilia è la nuova forma di schiavitù. Chi ne parla? Pochissimi: il traffico di materiale pedopornografico è in mano alla pedocriminalità organizzata: i suoi picchi sono nell’America del Nord e nell’Europa. “Che c’è di male ad eccitarsi con dei bambini?” risponde un certo mondo. Violentare un bambino è un omicidio psicologico”.



Sono parole choc, doc. Ho un’immagine che mi devasta la memoria mentre questo prete mi tiene per mano: avrà avuto un mese la bambina ritratta mentre l’uomo la abusava. “Sono uomini che hanno perduto la loro umanità. Prima di mettere le mani in questo inferno liquido, chiedo una grazia: “Dio, non mi dare emozioni. In questi trent’anni l’inferno mi ha marchiato, ma non ha mai prevalso”. È una promessa di Dio: “Portae inferi non praevalebunt adversum eam” (Mt 16,18).

Mentre la Chiesa istituzionale prova, spesso fallendo, a tessere dialoghi ecumenici, don Di Noto pratica un ecumenismo concreto: gli interlocutori sono l’FBI, Scotland Yard, l’Interpol, la Polizia postale. Quando ha iniziato, oltre alla depravazione, c’era poca tutela soprattutto per chi voleva snidare questo male: “Partivo con il computer sotto il braccio per andare a mostrare l’inferno: se non lo vedi, non lo capisci. Nel 1997 abbiamo fatto approvare la prima mozione al mondo contro la pedofilia, votata all’unanimità dal Parlamento italiano che poi si impegnò a fare leggi in materia. Le nostre prime denunce partivano via fax. Non siamo facili ad arrenderci: ad un problema noi non possiamo rispondere con un problema, noi dobbiamo cercare una soluzione”.

Sono tre decadi di tanti problemi, non poche soluzioni. La più bella delle quali è l’ascolto delle vittime: “Ne abbiamo incontrate oltre 2000 finora”. Stesso immenso dolore: ognuna, però, ha sofferto in modo diverso.

Qualcuna è tornata a sperare: “L’abuso subìto mi ha creato una ferita che, nel tempo, è diventata una feritoia di luce perché ho incontrato gente che mi ha guardato diversamente” racconta una vittima. Associazione Meter va a snidare il male, per denunciarlo, non per insabbiarlo. È grazie a lei che sono scattate 24 operazioni internazionali: indagini, manette, arresti, processi, galera. Il male, nel frattempo, si diverte a farlo passare per complice, col sospetto che lui si faccia ricco sulla pelle violata dei bambini: “Sono stato indagato (e poi assolto) per tre volte: per detenzione di materiale pedopornografico e per procurato allarme”. Come dire: “don Di Noto esagera!”. Non fossimo illogici, ci sarebbe da pisciarsi addosso dal ridere: “Questa non è una nostra battaglia di nicchia. È la missione della Chiesa: rendere palpabile l’invisibile, non cadere nella trappola che questa sia una passerella”. Sullo schermo, nel frattempo, scivola un altro video: “Vi prego, basta così!”: dico loro mentre penso alle mie due nipotine appena nate. Lui ha il volto impassibile: “Dimmi: qual è il male che sto facendo? Non è il mio dovere di uomo e di prete fare questo? Come si comporterebbe Gesù?” Provo a dargli torto, ma l’evidenza è manifesta. Ho davanti agli occhi la Crocifissione di Cristo in versione 4.0: è una bambina, nel mentre viene stuprata da un uomo che nemmeno si copre la faccia. E l’orgoglio di chi tortura Cristo in diretta web.

Esco dalla stanza: ciò che, finora, pensavo fosse pornografia, al confronto è una poesia in endecasillabi, un set per film romantici. L’ultimo appuntamento è ad Avola, nella sua parrocchia. Sui gradini due bambine stanno giocando a Risiko. È un’annunciazione: si gioca col sorriso solo dove ci si sente protetti, a casa. Sull’altare c’è un cartellone con centinaia di volti di bambini scomparsi, uccisi. Carne da macello, poco più. “Somiglia allo Yad Vascem – penso –. Là ci sono i volti dei bambini ebrei sterminati dai nazisti. Qui ci sono volti bambini torturati dagli umani”.

Come se avesse letto il pensiero: “Le conseguenze sono devastanti – mi spiega –: non è un caso che chi ce la fa venga identificato come sopravvissuto”. Come chi è scampato ad un eccidio, un genocidio. Diranno che si esagera. È sempre così che il male ama togliersi le voglie: facendo il porco con il corpo degli altri. Facendo sesso con dei bambini.

In aeroporto, quando mi saluta, mi stringe forte: se Lui vede Dio in quella carne frantumata, io non posso non vedere Cristo in quest’uomo. Altrimenti non c’è nessun Dio quaggiù, e il cristianesimo è una fiaba per addormentarsi meglio: “Spero che Cristo mi riservi un piccolo scantinato in Purgatorio – mi confessa da quando lo conosco –. Ma se ci fosse da andare all’inferno per salvare anche solo un bambino, ci andrei pur di salvarlo”.

Dio, a Betlemme, è nudo e indifeso. Erode, pensandolo, ha le bave alla bocca. È cambiato? Frequentando il male non ho ancora capito se ha più coraggio chi accetta di morire per uccidere o per salvare. Penso solo ch’è da vigliacchi emarginare profeti così, bastonare i cani che abbaiano: si abbaia per la fedeltà al padrone. Gli altri, quelli in cuccia, han già ingoiato qualche pasticca di anestetico. Anche qui la scritta “ATTENZIONE”, in rosso, caratteri maiuscoli: perché sono già dell’Avversario. Eleganti infiltrati.

Oggi si celebra la XXVII Giornata Bambini Vittime, un’idea di Associazione Meter che, con il passare degli anni, sta diventando appuntamento comunitario. In Piazza san Pietro, oggi, Meter pregherà il Regina Coeli con Papa Francesco. Se vuoi conoscere la loro missione: www.associazionemeter.org.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI