Aumentare la consapevolezza sul cancro, ma anche migliorare gli strumenti della prevenzione e sensibilizzare sull’accesso alle cure. Sono gli obiettivi del World Cancer Day, la giornata internazionale che si celebra ogni anno il 4 febbraio contro una malattia che nel nostro Paese – dicono le stime del Rapporto “I numeri del cancro in Italia, 2022” – registra ogni anno oltre 390 mila nuove diagnosi.



E alla Camera è stata votata all’unanimità una mozione di 28 impegni previsti per il Governo. Impegni che ricalcano l’impostazione del nuovo Piano nazionale oncologico approvato il 23 gennaio scorso: da quello a renderlo effettivo, con opportuni finanziamenti, garantendo un raccordo con il Piano oncologico europeo, stilando un cronoprogramma e promuovendo l’accordo già definito in sede di Conferenza Stato-Regioni, a quello di favorire la costituzione di un tavolo permanente presso il ministero della Salute con la partecipazione delle società scientifiche e delle associazioni pazienti.



Il Governo dovrà inoltre, tra le altre cose, sostenere il piano d’azione Samira per migliorare l’utilizzo delle tecnologie radiologiche e nucleari per la cura dei tumori e di altre malattie; definire un piano strategico per l’eliminazione dei principali fattori di rischio; adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a riconoscere e tutelare il diritto all’oblio oncologico; rendere effettivo il funzionamento delle reti oncologiche regionali in base agli impegni già assunti mediante gli accordi in Conferenza Stato-Regioni, anche attraverso l’emanazione di specifiche linee guida redatte dagli esperti; potenziare e migliorare l’accesso agli screening oncologici per la diagnosi precoce dei tumori, favorendo la presa in carico dei pazienti.



Il Piano italiano lo attendavamo da parecchio tempo a favore della prevenzione, del trattamento e della presa in carico e dell’assistenza ai malati oncologici, per evitare che il numero di vite perse a causa delle malattie neoplastiche aumenti nei prossimi anni.

Come per le altre malattie croniche, anche per ridurre la sofferenza umana e l’onere socio-economico dei tumori, è necessario un approccio globale e intersettoriale, con una maggiore integrazione tra prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico, compreso il miglioramento delle cure e la prevenzione delle recidive. Occorre mantenere l’attenzione alla centralità del malato e puntare alla riduzione o all’eliminazione delle disuguaglianze nell’accesso agli interventi di prevenzione e cura. Dobbiamo ora definire concretamente sul territorio un complessivo approccio al cancro delineando, anche in coerenza con il Piano europeo contro il cancro 2021 (Europe’s Beating Cancer Plan), obiettivi ambiziosi, ma perseguibili e misurabili, con particolare attenzione rivolta alle azioni tese al miglioramento della qualità della vita dei pazienti e dei sopravvissuti a una malattia oncologica, alle potenzialità offerte dalla ricerca, dall’innovazione (ad esempio nel campo della genomica dei tumori per una prevenzione e una terapia sempre più personalizzata), all’esigenza di rendere disponibili agli organi del Servizio sanitario nazionale e alla comunità scientifica i dati sulla frequenza dei tumori, nell’interesse della ricerca, della prevenzione, dell’assistenza, della valutazione di efficacia di programmi e interventi.

Negli ultimi anni si è assistito a una crescita sostanziale della domanda di informazione su salute e malattia da parte di pazienti e cittadini. In oncologia l’informazione è parte integrante di tutte le fasi del percorso di cura, con l’obiettivo di: promuovere l’adozione di comportamenti corretti per la prevenzione del cancro; incoraggiare l’adesione agli screening raccomandati; favorire l’accesso alla diagnosi, al trattamento terapeutico, alla riabilitazione e al follow up, aumentare le conoscenze del malato e del suo caregiver, anche allo scopo di modificare atteggiamenti e convinzioni deleteri per la cura. L’informazione sulle cure oncologiche deve essere sempre scientificamente valida, rifuggendo dalla divulgazione di messaggi che promettono risultati terapeutici illusori attraverso pratiche non ancorate a prove di efficacia scientifica (evidence based medicine) o non avallate all’interno della comunità scientifica.

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