La 32 esima Giornata mondiale dedicata alla persona malata ci offre l’opportunità di approfondire alcune questioni irrisolte del nostro sistema sanitario e assistenziale. La salute, secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), rappresenta quello stato di benessere fisico, mentale e sociale dell’individuo e non più esclusivamente la dimensione dell’assenza della malattia: riguarda e prende in considerazione tutti quei fattori che possono influire direttamente o indirettamente sullo stato di salute degli individui e che coinvolgono anche la salute animale, la sfera ambientale, l’accesso ai servizi, la cultura, l’economia. E sarà sempre di più rappresentato – anche in un’ottica di futura sostenibilità del sistema – dalla diffusione della cultura della prevenzione delle malattie attraverso la promozione dell’empowerment delle persone.
Ma tra le sfide sul versante della salute italiana sappiamo bene che dobbiamo avanzare sulla revisione degli standard ospedalieri, l’accesso rapido ai farmaci, la messa a terra del Pnrr, l’implementazione della telemedicina e la lotta al consumismo sanitario. La carenza di personale, la disaffezione verso il Ssn e la gestione dell’alta stagione influenzale sono questioni cruciali. La prevenzione, la One Health e il contesto globale completano il quadro.
Il nostro Paese ha un altissimo numero di malati cronici e l’evoluzione dei nuovi modelli di gestione delle cronicità e la rapida digitalizzazione prospettano cambiamenti profondi nel ruolo e nei bisogni dei diversi attori: ospedali, medici, farmacisti e cittadini. In questo nuovo scenario anche la voce del paziente e il ruolo delle associazioni, stakeholder fondamentale, insieme a clinici e istituzioni, per guidare il cambiamento e garantire percorsi di cura ottimali e l’accesso alle cure più innovative. Ma vero è che l’attuale scenario della sanità in Italia si delinea come un sistema dalle risorse limitate, la cui spesa sanitaria pubblica in percentuale del Pil è sotto la media europea, che deve e dovrà affrontare in futuro una crescente domanda di salute.
In questo contesto, si delineano alcune opportunità da cogliere per poter costruire un sistema coordinato che faccia sentire il paziente al centro. Tra queste, come evidenziato anche dagli stanziamenti del Pnrr e dai recenti Decreti ministeriali, emergono l’implementazione di un sistema sanitario digitale e la valorizzazione della farmacia come primo “presidio sanitario di prossimità”. E le famose case della salute in cui i servizi sociali e sanitari dovrebbero integrarsi consentendo ai medici e al personale socio assistenziale di condividere conoscenze e risorse in modo più efficiente e globale.
L’uso dei social media nella medicina comporta sfide e rischi, ma anche dei vantaggi: migliorare la pratica medica e promuovere una salute pubblica più informata e consapevole, attraverso un utilizzo etico e responsabile di queste piattaforme, insieme al rispetto della privacy dei pazienti e alla corretta condivisione di informazioni accurate che contrastino la diffusione di notizie mediche errate o fuorvianti. La persona afflitta da malattia spesso isolata in Italia usa i social e il 68% di chi segue influencer ne segue almeno uno che parla di salute. Il 55% di questi apprezza che gli influencer consiglino prodotti per la salute, ma il 79% pensa che chi parla di salute sui social dovrebbe essere regolamentato.
Il nostro Ssn è nato 45 anni fa, ma esso stesso è malato: il tasso di posti letto è la metà di quelli di Francia e Germania, il finanziamento della spesa sanitaria negli ultimi 10 anni è scesa in rapporto alla spesa per la Pubblica amministrazione di cui 800 miliardi circa incomprimibili vista l’alta spesa pensionistica in rapporto agli altri Paesi europei. Le risorse stanziate non sono sufficienti dunque a preservare il potere d’acquisto del Ssn. Il deflatore del Pil, previsto dalla Nadef per il 2023, era ed è infatti del 4,2% e quello dei consumi del 5,9%, mentre il tasso di inflazione registrato dall’Istat a dicembre è del 4,1%, al netto dei prodotti energetici.
Bisogna trovare all’interno della spesa della Pubblica amministrazione comprimibile i finanziamenti necessari e attuare riforme a tutti i livelli dei sistemi di erogazione, muovendosi alla ricerca di strumenti, azioni, idee, riforme e proposte per una più concreta realizzazione dei bisogni sanitari dei cittadini e per una sanità più vicina alla dimensione della domanda dei pazienti in un’Italia che invecchia come invecchia il suo servizio sanitario.
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