Da Before the Deluge, del 1974, a Downhill from everywhere del 2020. Tra le tante cose belle che caratterizzano Jackson Browne, uno dei cantautori americani di maggior classe e profondità umana da oltre 40 anni, è l’onestà, l’essere rimasto sempre lo stesso, legato agli stessi ideali, per tutto il corso della sua carriera. Before the deluge era infatti un brano che parlava della catastrofe contro cui la Terra rischia di impattare a causa dell’inquinamento e dello sfruttamento del pianeta. Ai tempi, Browne fu ispirato dal libro, uscito nel 1969, “Eco-catastrophe” dello studioso Paul Ehrlich. Ancora oggi il cantautore ha fatto riferimento a quel libro: “Ti lascia a bocca aperta per quanto sia profetico” dichiara. “Descrive il modo in cui tutti i malfunzionamenti della nostra società si combinano e ad un certo punto tutto inizia ad andare a rotoli. Il mondo è in un delicato equilibrio e tutto il denaro che dovrebbe servire per eliminare la povertà e combattere malattie va invece a finanziare l’esercito e ad uccidere, è un grande business”. Downhill from everywhere è il secondo pezzo di un ep che uscirà il prossimo 29 maggio, dopo A little soon to say, canzone invece ispirata al movimento ambientalista suscitato da Greta Thunberg. Entrambi i brani saranno poi inseriti nel disco nuovo che uscirà in autunno. Se il primo era una ballata rarefatta nel suo classico stile, questo è un funk rock grintoso, con un controcanto di forte impatto che affonda nelle radici black della musica americana. Un pezzo che si distacca un po’ dal suo classico stile, ma che esprime rabbia e decisione, come è giusto che sia per il tema affrontato. La canzone è inserita nel documentario “The Story of Plastic” in uscita oggi 22 Aprile su Discovery Channelin occasione del 50esimo evento della Giornata mondiale della Terra e di cui Browne è anche uno dei produttori esecutivi. Il film offre un ampio sguardo verso la crisi dell’inquinamento della plastica causata dall’uomo e l’effetto mondiale che questo ha sulla salute del nostro Pianeta e di chi lo abita. Lo stesso cantautore è un membro del comitato consultivo esecutivo del Plastic Pollution Coalition, una coalizione che si batte per un futuro senza plastica.
L’IMPEGNO CONTRO LA PLASTICA
«La plastica è ottima e molto utile» dichiara Browne. «Ma è assurdo che venga impiegata per consegnare e contenere cose, per esempio l’acqua. Resterà in circolo per secoli e non è biodegradabile. Questo movimento ha quindi avuto molta attenzione e molto supporto, perché alla gente ormai è chiaro che tutto ciò sia un problema, non può più essere nascosto.» «Una delle mie citazioni preferite sul problema della plastica è una frase di Jonathan Richman» afferma. «Ha detto: “Questo non sarà facile”. Mi piace perché è davvero qualcosa in cui ci si deve impegnare. Non sarà per niente facile. E’ questo il problema, tutto vogliono fare solo cose che siano semplici. Non vogliamo complicazioni.» Jackson Browne sta recuperando dopo essere stato colpito dal coronavirus e il libro citato parla del 1969 anche di una futura pandemia. «Questa è la parte spaventosa e sta accadendo proprio ora» dice. «Non siamo attrezzati per far fronte a una pandemia perché non abbiamo investito soldi. Non ci abbiamo messo il nostro interesse. Non onoriamo i nostri medici e i nostri scienziati. Onoriamo le persone che – come dico in “Before the Deluge” – hanno imparato a trasformare la bellezza del mondo in potere.» Browne riconosce poi come la Terra stia guarendo durante questa pandemia. «Le persone iniziano ad intravedere come sia la vita senza smog» E ancora: «La natura finalmente si sta prendendo una pausa da noi ed è evidente; lo potete vedere. La gente all’improvviso dice “Oh, ecco come si sta quando il cielo è limpido e gli uccellini cantano”. Alcune persone dalla Spagna mi hanno detto di aver visto i delfini nuotare, cosa che non succede mai. La Natura sta riprendendosi i propri spazi.»