Ancora una volta il World No Tobacco Day accende i riflettori su un tema importante ricordandoci quanto la lotta al fumo resti una delle più grandi sfide di sanità pubblica. I numeri diffusi oggi dall’Iss parlano chiaro: un italiano su quattro è fumatore, con una percentuale che si attesta al 24%. È il segno di come il lavoro da fare sia ancora molto, e di come l’abitudine al fumo sia ancora troppo diffusa nel nostro Paese.



Negli ultimi vent’anni la prevalenza dei fumatori è calata in maniera troppo esigua; ciò impone alcune riflessioni sulla strada da intraprendere e sugli strumenti da attuare per ridurre davvero e in maniera decisiva il numero dei fumatori nel Paese, anche in linea con gli obiettivi europei. Occorre, quindi, fare tutto il possibile per rimuovere quello che resta uno dei più importanti fattori di rischio anche per ciò che riguarda le malattie cardio-vascolari e i tumori.



In primo luogo, non si può prescindere dalla necessità di rafforzare e rilanciare tutte quelle attività per favorire, da un lato, la prevenzione dell’iniziazione, e dall’altro, la cessazione. Il tutto, attraverso campagne informative, attività di sensibilizzazione, un maggiore coinvolgimento della classe medica e delle società medico scientifiche, e una rinnovata spinta delle attività dei centri antifumo (il cui numero complessivo risulta in calo rispetto all’anno precedente, passando da 259 a 223), per citare solo alcune delle azioni possibili; e sempre con l’obiettivo, da una parte, di tenere lontani i giovani dal fumo, e dall’altra, di favorire il più possibile percorsi di cessazione che siano davvero efficaci.



Come suggeriscono i dati clinici e sperimentali condotti sull’uomo in merito alle alternative senza combustione, per tali prodotti, seppur non privi di rischi, si rileva una significativa riduzione dell’esposizione dell’organismo umano a sostanze nocive, con una potenziale riduzione del rischio di malattie fumo-correlate rispetto alle sigarette. In questo senso, appare quindi di grande interesse valutare il ruolo della riduzione del rischio per i fumatori adulti che non smettono pur consapevoli dei rischi, e ai quali oggi non vengono proposte alternative.

Già applicato in diversi campi della medicina, a partire dall’oncologia, il concetto di riduzione del rischio è stato adottato in questo ambito già in altri altri Paesi, con risultati apprezzabili anche in termini di calo del numero dei fumatori. La letteratura sul tema è andata arricchendosi negli anni di tante e diverse evidenze scientifiche sostanziali, e a tale riguardo risulta di grande importanza implementare le attività di formazione della classe medica, sul tema delle emissioni e non solo. Investire sempre più in ricerca di dati real-world a livello clinico rappresenta sicuramente un altro aspetto su cui concentrare l’attenzione.

Ribadendo quanto la lotta al fumo imponga una presa di responsabilità ai diversi livelli, auspico che in occasione del prossimo World No Tobacco Day potremo rilevare dei decisivi cambi di passo.

La lotta al fumo si compie giorno per giorno. Per renderla davvero efficace occorre implementarla proseguendo con la ricerca, e attuando politiche differenziate, che contemplino un generale rafforzamento di quelle ad ora in essere, anche per mezzo di opportune attività di sanità pubblica che abbiano soprattutto ad oggetto i giovani.

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