Giovanbattista Tedesco è al centro della nuova puntata di Cose Nostre, programma di Emilia Brandi in onda il 23 settembre in seconda serata su Rai 1. Capoturno della vigilanza Ilva ucciso a Taranto nel 1989, si era opposto alle infiltrazioni mafiose negli affari dell’acciaieria e per questo sarebbe stato condannato a morte e ucciso senza pietà dalla Sacra Corona Unita.



Tedesco, come riporta Tv7, aveva sporto denuncia dopo aver scoperto l’illegalità nel centro siderurgico e morì a 40 anni, ammazzato sotto casa quando suo figlio, Alessandro, aveva ne aveva soltanto 8. 

Giovanbattista Tedesco, chi era l’ex capoturno della vigilanza Ilva ucciso a Taranto nel 1989

“L’ultimo turno” è il titolo della puntata di Cose Nostre dedicata al caso di Giovanbattista Tedesco e al suo omicidio avvenuto a Taranto nel 1989, dopo aver denunciato, nella sua veste di capoturno della vigilanza, affari illeciti nel quarto centro siderurgico. 



Nato il 13 dicembre 1949 a Montecalvo Irpino, in provincia di Avellino, a 19 anni si arruolò nell’Arma e diventò un carabiniere. Proprio nel periodo della sua permanenza a Taranto per il suo servizio, ricostruisce l’associazione Libera contro le mafie, conobbe la donna che sarebbe diventata sua mogie, Mariateresa, di professione insegnante. Successivamente, Tedesco avrebbe lasciato la divisa per un posto di lavoro nell’acciaieria.

La testimonianza del figlio Alessandro

La moglie di Tedesco, Teresa, e il figlio Alessandro, che di fatto non ha mai conosciuto il padre perché ancora un bambino al momento del delitto, hanno parlato del loro dramma e della memoria dell’ex carabiniere ucciso a Taranto nel 1989. “Mio padre è stato dimenticato per tanti anni. Io e mia mamma abbiamo vissuto il nostro dolore in silenzio, questo diritto al nome (inserito nel 2007 tra le vittime di mafia, ndr) lo abbiamo avuto grazie a ‘Libera’, quando ho avuto l’opportunità di incontrare don Ciotti. I miei ricordi sono di un bambino di 8 anni: era generoso, amabile. La notte in cui è stato assassinato, sul sedile dell’auto aveva due cornetti, uno per me e uno per mia mamma”.



Tedesco cercava un futuro migliore per la famiglia e per questo, dopo l’esperienza nei Carabinieri era stato assunto come capovigilanza dell’Italsider, oggi Ilva di Taranto. L’amore per la legalità lo avrebbe accompagnato per sempre, fino a quel 2 ottobre 1989 giorno della sua uccisione. “Mio padre aveva scoperto un traffico illecito di ferro, ovvero il materiale che entrava non era tale quanto quello che usciva ed era controllato dalle mafie locali. Fu ucciso nell’arco di sei mesi“. A scoprire il cadavere di Tedesco fu sua moglie Mariateresa, la quale lo aveva sentito preoccupato nell’ultima telefonata prima della morte. Al mattino del 3 ottobre, non vedendolo a casa, la donna si affacciò alla finestra e, dopo aver visto la sua auto, scese a controllare. A quel punto, la macabra scoperta del corpo senza vita del marito. Giovanbattista fu assassinato a colpi di fucile.