Continua a crescere il fenomeno dell’esodo dei giovani dalla Chiesa e dalla fede cattolica, registrato lucidamente dal Rapporto che annualmente l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo redige. Un rapporto finito al centro anche del libro ‘Cerco, dunque credo? I giovani e una nuova spiritualità‘ pubblicato di recente da Rita Bichi e Paola Bignardi, citato da Avvenire, nel quale oltre a riportare i dati freddi sul rapporto sempre più conflittuale tra giovani e Chiesa, se ne indagano anche le ragioni e le dinamiche.



Partendo, però, dal principio la traiettoria dell’esodo giovanile dalla fede cattolica è in discesa fin dal 2013, anno del primo Rapporto dell’Istituto Toniolo, quando il 56,2% degli intervistati si dichiaravano credenti, rispetto al 32,7% registrato lo scorso anno. L’altra faccia della medaglia è rappresentata dall’aumento più o meno simile dei giovani che si sono dichiarati atei, passati dal 15% del 2013 al 31% del 2023. Questo, almeno, a livello generale, perché l’esodo dalla Chiesa si fa ancora più netto se si considerano le giovani donne, tra le quali nel 2013 si dicevano credenti il 62% ed oggi, invece, appena il 33%; mentre le atee sono passate dal 12 al 29,8%. Andando un po’ avanti nel tempo, il rapporto stima che da qui al 2050 il numero di credenti calerà ancora, toccando l’esigua soglia del 7% e del 6% per le donne.



Perché i giovani si allontanano dalla Chiesa: “Vogliono un’istituzione più libera e giovanile”

La riflessione di Bichi e Bignardi, però, si è basata su un altro dato che riguarda i giovani e la Chiesa, perché mentre la fede cattolica registra numeri sempre più bassi, al contempo cresce anche il numero di ragazzi e ragazze che si dicono credenti, ma nei confronti di un’entità generica o non precisata, passando dal 6,2% nel 2016 al 13,4% lo scorso anno. Un dato che dimostrerebbe come il problema tra le ultime generazioni non sia tanto legato alla fede o alla ricerca di una spiritualità, quanto piuttosto da una sfiducia nei confronti dell’istituzione cattolica.



Parlando con quei giovani che hanno voltato le spalle alla Chiesa, i due autori sono riusciti a tracciare un disegno piuttosto lucido e che varia tra ragazzi e ragazze. I primi, infatti, “hanno difficoltà a riconoscersi negli insegnamenti della Chiesa, nella sua visione della vita e soprattutto nei suoi insegnamenti morali”, in particolare per quanto riguarda il tema dell’omosessualità che, scrive Bignardi, ha fatto sentire “giudicato e rifiutato chi vive questa esperienza”. Le giovani, invece, continua ancora l’autrice, faticano a trovare ascolto e risposte della Chiesa, ritenuta troppo “a misura di maschio” e criticata aspramente per le posizioni sulla comunità Lgbt e sull’aborto.

I giovani, insomma, non sono necessariamente meno spirituali che in passato, ma sperimentano un allontanamento dalla Chiesa tradizionale dovuto, soprattutto, spiega Giovanna Canale in uno degli interventi nel libro, alla volontà di ricercare un credo o un’istituzione più liberi e liberali, giovanili e gioiosi. Volontà, queste, evidenti nelle parole di quegli stessi giovani, lontani da un’Istituzione che, postulò già il teologo Tomáš Halík dovrebbe “cambiare rotta dalla religione alla spiritualità”.