Ripartire da uno spirito giovane, investire sulla voglia di reagire dei giovani, ricostruire un patto intergenerazionale, accompagnare i talenti, creare nuove suggestioni progettuali per le città e i borghi. Se gli effetti economici della pandemia hanno colpito soprattutto i giovani, proprio dai giovani sindaci italiani – intervenuti all’evento “L’Italia giovane per il rilancio del paese” nell’ambito dell’assemblea Anci – arrivano messaggi di riscatto e di speranza.
Il cahiers de doleances è purtroppo nutrito: dall’emergenza demografica, che sta portando a un progressivo spopolamento di borghi e aree interne, al record di Neet, i ragazzi che non studiano né lavorano (in Italia sono il 22% a fronte di una media Ue di poco superiore al 12%), dai lavori precari che rischiano di essere drammaticamente spazzati via dal ciclone Covid a una marginalità in cui gli under 35 sono tristemente e costantemente tenuti dalla politica.
A tutto questo, come ha ricordato all’inizio dell’evento Elena Bonetti, ministro per le Pari opportunità e la famiglia, si aggiunge un’altra spia rossa: “In questo tempo di pandemia abbiamo chiesto ai giovani quali fossero le loro aspettative di vita e abbiamo registrato un diffuso peggioramento, più grave di quello che si nota negli altri paesi Ue: i giovani sono sempre più costretti a posticipare le loro scelte perché l’Italia non sa offrire loro uno sguardo di visione e di speranza. Dobbiamo rimettere subito al centro il tema giovani e il tema adolescenti per ricostruire reti educative in grado di colmare gap di approccio cognitivo e relazionale. E in questo gli enti locali possono svolgere un ruolo importante”.
La palla alzata dal ministro è stata subito raccolta dai sindaci. “Occorre ripartire da uno spirito giovane – ha affermato il sindaco, da un anno, di Montecatini Terme, Luca Baroncini, uno dei 23mila amministratori italiani under 36, un quinto del totale -. Conta l’approccio, conta una vitalità orientata all’innovazione. I giovani pagano un prezzo altissimo alla pandemia, rischiamo un aumento dei Neet e le misure di ristoro si dimenticano di loro. Bisogna investire di più”. E a tal proposito Baroncini cita l’impegno di Anci, che ha supportato in questi anni oltre 400 progetti con 88 milioni di euro.
“L’Italia non è un paese per giovani – ha esordito Massimo Castelli, sindaco di Cerignale, borgo di 121 abitanti in provincia di Piacenza -. La politica parla solo di riforma Fornero o Quota 100, invece l’attenzione ai giovani, specie nei piccoli comuni, è la chiave del futuro. Bisogna trovare nuovi spazi e nuove opportunità”. E lancia una proposta – assicurare una parità non solo di genere, ma “anche di generazioni all’interno delle istituzioni” – e “la strategia delle 3 R: rivoluzione ambientale, rivoluzione digitale e rivoluzione sociale, dove i giovani non possono restare ai margini”.
Sulle opportunità ha insistito anche Alan Fabbri, sindaco di Ferrara: “Davanti al grido di dolore di tanti giovani che hanno investito in qualità per rilanciare la loro attività, un bar, un locale o un ristorante, ciascuno deve fare la sua parte”. Proprio come ha fatto il suo Comune, che ha previsto un contributo a fondo perduto. Due le possibili direttrici per ricostruire una mentalità orientata al lavoro: “tagliare la burocrazia, che perde troppo tempo nel concedere le autorizzazioni, e migliorare il rapporto scuola-mondo del lavoro”.
Secondo Mattia Palazzi, primo cittadino di Mantova, il comune che come sostegno alla genitorialità ha garantito nidi gratis a tutte le famiglie residenti, “i giovani non vanno più considerati come un settore. Dobbiamo tornare a parlare di futuro per disegnare un paese più moderno e giusto, in grado di trattenere con idee innovative i giovani che se ne vanno dall’Italia non per opportunità, ma per necessità. E poi bisogna irrobustire la filiera formativa post-diploma”. Cinque le parole-chiave di questa sfida: infrastrutture, sostegno alle imprese, taglio della burocrazia, innovazione e cultura (restauro e marketing del nostro immenso patrimonio storico-artistico-paesaggistico).
“I giovani che hanno fiducia nelle istituzioni sono in caduta verticale – ha avvertito il sindaco di Perugia, Andrea Romizi -: i dati Ocse dicono che sono meno del 45%”. Come recuperare questo credito? “Va ripensato un nuovo patto intergenerazionale e va rilanciata una riqualificazione degli spazi e del decoro urbano per poter accompagnare chi ha talenti e idee. Ci aspetta un lavoro complesso”.
Ne è consapevole Maria Terranova, sindaco di Termini Imerese, un comune che ha visto l’esodo di 2mila residenti, con conseguente grave crisi sociale. “Abbiamo bisogno di nuove suggestioni progettuali”. E passa subito dalle parole ai fatti, illustrando il progetto “la città dei 15 minuti”. Che significa? “Significa proporre una socialità nuova in un’ottica di prossimità: quartieri che si trasformano in piattaforme per avvicinare ciò che serve agli abitanti”. E in una realtà dove mancano le infrastrutture e c’è un’area industriale che non ha neppure la fibra ottica, l’innovazione tecnologica è l’asso nella manica da buttare al pi presto sul tavolo.
L’innovazione tecnologica è il tasto su cui tutti i sindaci insistono, se si vogliono coinvolgere attivamente i giovani, rendendoli protagonisti del futuro del nostro paese. E Alessandro Verrazzani, Head of Regulatory and Institutional Affairs di Eolo, nell’ottica di non creare cittadini di Serie A (residenti nei grandi centri dotati di connessioni a banda larga) e di Serie B (chi abita in borghi, piccoli comuni e aree rurali, alla prese con il digital speed divide) indica una possibile ricetta a portata di mano: “Offriamo FWA, Fixed Wireless Access, per portare internet anche nelle aree interne, perché la connettività è un bene di prima necessità. A due condizioni: sfruttare le infrastrutture già pronte e garantire la gestione efficiente delle frequenze”.
A raccogliere la sfida dei giovani sindaci è stata la ministra della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone: “Dobbiamo vedere il mondo in modo diverso, dobbiamo offrire un modo diverso di vivere le città, dobbiamo far sì che la Pa non diventi ricerca del posto fisso, ma opportunità anche per i giovani. Serve capitale umano, per poter rendere la macchina dello Stato più agile”.