Pubblichiamo qui di seguito la lettera inviata da Davide Prosperi, Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, al “Corriere della Sera” in occasione del Santo Natale 2023.
Caro direttore, ho avuto recentemente un dialogo con alcuni studenti universitari e la prima domanda che mi hanno posto è stata: «Come si fa a vivere un rapporto affettivo, visto che tutti siamo meschini e traditori?». I giovani si sentono caricati della responsabilità del futuro della società, specialmente quando finiscono al centro di eventi drammatici come quelli a cui abbiamo assistito quest’anno: il terribile attacco del 7 ottobre, le guerre che non si placano, brutali gesti di violenza commessi nel nome di un falso amore che è in realtà sopraffazione. Tante le analisi: i giovani fanno fatica a comprendere il mondo intorno a loro, sono più fragili e in difficoltà nel capire cosa vogliono e chi vogliono essere, preferiscono vivere nel virtuale piuttosto che nel reale, e via così. Non giudico il merito di queste interpretazioni, ma ho l’impressione che quasi sempre si guardi alle cause contingenti o alle conseguenze del disagio. È raro che ci si interessi della sua origine.
Don Giussani trent’anni fa diceva ad alcuni giovani: «È menzogna dire alla tua ragazza: “Ti voglio bene”, se non desideri che si affermi il destino della tua ragazza». Cosa significa voler bene all’altro «per il suo destino»? Tutti desiderano «voler bene», è nella nostra natura il desiderio di felicità per sé e per chi si ha accanto. Eppure, spesso vince la delusione o la paura di non riuscire a sostenere tale desiderio. Così, nel migliore dei casi, ci si accontenta di ciò che ognuno è in grado di offrire per rendere la vita meno amara. Ma spesso ciò finisce per trasformarsi in volontà di possesso dell’altro e quindi in violenza. «Non esiste nessun ideale per il quale possiamo sacrificarci, perché di tutti conosciamo la menzogna, noi che non sappiamo che cos’è la verità». Questi versi di André Malraux offrono un punto di fuga da questo corto circuito. Ciò che più sembra mancare oggi è un ideale grande per cui spendere la vita. Non si spiegherebbe, altrimenti, il timore di tante coppie di avere dei figli.
Ma quando un ideale è vero? Quando si trasforma invece in sogno e ideologia? Ha ragione Malraux quando dice che non sappiamo cos’è la verità, oppure il desiderio profondo, autentico di bene che c’è nel cuore di tutti è il segno che una verità esiste e la realtà non è un inganno o un gioco di interpretazioni? Educare i giovani a una posizione di attesa, di apertura positiva verso sé stessi e la realtà credo sia il primo passo per metterli nelle condizioni di cogliere quei segnali concreti che mostrano che non è tutto un’illusione. Certo, mi rendo conto ˗ parlo come padre, insegnante universitario e responsabile di una realtà che raduna tanti giovani ˗ che per essere credibili dobbiamo innanzitutto tenere noi adulti questa posizione: cosa può attendere un ragazzo se suo padre o sua madre, o i suoi professori, vivono senza attendere nulla per sé?
Nel periodo del Natale questa attesa si fa palpabile. Duemila anni fa i pastori a Betlemme, e con loro l’umanità intera, attendevano un cambiamento al quale non sapevano dare un nome. Ed è proprio a questa attesa che l’annuncio del Natale anche oggi risponde: “il destino da cui nasco e a cui sono finalizzato, il mio principio e la mia fine è diventato Uno fra noi (…) Cristo è Colui senza del quale l’uomo e la realtà tutta intera scompaiono e rimane l’urto breve dell’istante – piacere o dolore – che il tempo incenerisce» (don Giussani). La cenere dei nostri sogni è investita dall’unico ideale che regge l’urto del male e del tempo: Dio stesso ci è venuto incontro. Il destino non è più il miraggio inaccessibile della realizzazione dei nostri sogni, volubili e precari. Il destino si è fatto compagno di cammino, in un’amicizia dove possiamo sempre verificare se la strada è vera ed è per noi. In tal senso le parole del Papa alla scorsa Giornata Mondiale della Gioventù rilanciano un orizzonte ideale su cui vale davvero la pena scommettere: «A voi, giovani, che coltivate sogni grandi ma spesso offuscati dal timore di non vederli realizzati (…) Gesù dice: Non temete!».
Davide Prosperi, Presidente Fraternità CL