Tra le molte priorità da affrontare con le risorse del Pnrr c’è quella della condizione dei giovani nel nostro Paese. Raggiungere l’obiettivo di accrescere l’occupabilità di giovani e donne, soprattutto al Sud, è possibile solo attraverso soluzioni articolate e interconnesse che se non attuate in modo coerente e alla stessa velocità non avranno gli effetti sperati: abbattere la dispersione scolastica, elevare titoli di studio e competenze, investire nella filiera tecnico-professionale secondaria e terziaria, nel sistema duale, puntare sulle competenze digitali e green, aumentare borse di studio e alloggi per favorire pari opportunità educative e la mobilità dei giovani, riformare il sistema di orientamento e le politiche attive, attuare un vero sistema di apprendimento permanente, sono solo alcune delle misure contenute nel Pnrr che, se realizzate congiuntamente, potranno abbattere le differenze generazionali, di genere e territoriali e migliorare sensibilmente la condizione dei giovani nel nostro Paese.
I giovani e le donne rappresentano una delle categorie di lavoratori maggiormente colpiti dagli effetti della pandemia di Covid-19 perché sono per la gran parte lavoratori a tempo determinato, tipologia contrattuale che ha subito una maggiore flessione a causa del lockdown e delle misure di sicurezza adottate. Nella classe di età compresa tra 15 e 34 anni l’incidenza del lavoro a termine sul totale dell’occupazione dipendente è passata dal 19% del 2004 al 36,8% del 2019, prima dell’inizio dell’emergenza sanitaria. È inevitabile quindi che a ogni crisi economica, occupazionale e in questo caso sanitaria, a pagarne le spese sia soprattutto la componente giovanile del mercato del lavoro.
Il tema della disoccupazione giovanile e della qualità dell’occupazione dei giovani è da tempo al centro delle preoccupazioni dell’Unione europea che attraverso i vari cicli della programmazione esorta gli Stati membri ad adottare politiche che facilitino l’inclusione lavorativa dei giovani. In particolare per il nostro Paese i principali indicatori della condizione dei giovani nel mercato del lavoro forniti da Eurostat collocano l’Italia agli ultimi posti in Europa per l’elevata disoccupazione e la bassa qualità dell’occupazione, per l’alto tasso di Neet, cioè giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi formativi, per la bassa percentuale di laureati e per numero di laureati tra gli occupati, per l’ancora troppo alto tasso di dispersione scolastica, per lo skills mismatch cioè il disallineamento delle competenze tra quelle possedute dai giovani e quelle richieste dal sistema produttivo.
Il Pnrr insieme agli altri fondi europei e alla politica di coesione per il prossimo settennato 21-27 saranno strumenti che, se ben utilizzati, ci forniranno un’occasione unica e irripetibile per affrontare e risolvere le criticità strutturali del nostro sistema di istruzione e del mercato del lavoro a favore dei giovani e delle donne. Elevare le competenze dei giovani soprattutto sul digitale e il green, potenziare la filiera tecnico professionale, con una forte accentuazione dell’esperienza di work-based learning (apprendimento sul lavoro) aiuterà ad abbattere la disoccupazione giovanile e gli stereotipi di genere. Gli investimenti previsti devono far diventare questa filiera formativa strategica per dotare le imprese di tecnici superiori specializzati nelle aree tecnologiche su cui si giocherà la partita dell’innovazione e della competitività del nostro sistema imprenditoriale.
Importante sarà anche la riforma del sistema di orientamento scolastico e universitario, quasi inesistente in Italia, per indirizzare giovani e famiglie verso percorsi di studio che coniughino le predisposizioni personali con le richieste del mercato, soprattutto per le giovani, da sempre intrappolate in stereotipi che le tengono lontane dalle materie stem. Le parti sociali dal canto loro devono, nella contrattazione, valorizzare gli strumenti di apprendimento duale come i contratti di apprendistato di primo e secondo livello, che permettono ai giovani di inserirsi nel mondo del lavoro e al contempo di acquisire un titolo di studio secondario e terziario, nonché investire nella formazione continua come unico antidoto all’obsolescenza delle competenze e alla perdita di competitività. Dobbiamo adesso vedere, e i sindacati vogliono essere parte attiva della governance, come le riforme e gli investimenti verranno calati nella ridefinizione di programmi, misure, servizi a disposizione dei giovani nel nostro Paese per studiare e lavorare in modo dignitoso e sostenibile. Tra le misure che dovranno essere adottate entro dicembre prossimo c’è l’entrata in vigore della normativa che istituisce il programma nazionale Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol) e di un decreto interministeriale che istituisce il Piano nazionale nuove competenze. Si tratta di due misure essenziali per realizzare in tutte le Regioni e su tutti i territori servizi integrati per la presa in carico, profilazione, erogazione di servizi personalizzati per la formazione e il lavoro.
Per quanto riguarda il programma Gol per le politiche attive, l‘iniezione finanziaria messa in campo è di portata epocale per il nostro Paese: parliamo di una quota che nell’ arco di un quinquennio, tra Pnrr, React-EU e Bilancio dello Stato, supera gli 8 miliardi di euro, ma con la consapevolezza che tra qualche settimana possa sfiorare i 13 miliardi e mezzo grazie al “Nuovo PON” 2021-27. Con risorse tali, si può ambire a servizi finalmente attrezzati sul territorio e sempre più vicini ai cittadini grazie a un numero di operatori che potrà essere più che raddoppiato, supportati da un sistema informativo finalmente effettivo e dall’indispensabile sinergia con il privato, con Livelli essenziali delle prestazioni omogenei sul territorio, un sistema-formazione più efficace e soprattutto sempre più indirizzato dalla domanda, in costante dialogo con le aziende.
Ora attendiamo di vedere lo sviluppo del programma e l’attuazione di queste volontà. La Cisl è disponibile a contribuire e a sviluppare un Patto per l’occupazione giovanile che impegni tutti gli attori al conseguimento degli obiettivi sopra richiamati. Serve però che i Ministri competenti si confrontino continuamente, con le parti sociali e i corpi intermedi, sul Pnrr per condividere i contenuti delle riforme e delle azioni che saranno messe in campo e monitorare la loro attuazione, l’efficacia degli investimenti programmati e le loro ricadute nei territori e sul lavoro.
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