Un recente rapporto della Commissione, pubblicato nei giorni scorsi, ha analizzato i risultati del PISA, il Programma per la valutazione internazionale degli studenti, in una prospettiva europea. Il PISA, è opportuno ricordarlo, misura le competenze di base (matematica, lettura e scienze) dei quindicenni di tutto il mondo.
Lo studio europeo mostra come la percentuale di studenti che non sono in grado di raggiungere un livello di competenza minimo è ampiamente aumentata in matematica e lettura, e più moderatamente in scienze, nella maggior parte dei Paesi rispetto alla rilevazione del 2018.
Emerge, in questo quadro, come il background socioeconomico delle famiglie continui a essere un forte predittore del rendimento degli studenti. Sebbene il Covid-19 abbia, probabilmente, avuto un ruolo nel calo delle “prestazioni”, si deve evidenziare come in diversi Paesi si stessero già manifestando queste tendenze, in uno o più ambiti d’indagine, già prima della pandemia.
La situazione attuale mette, quindi, alla prova sia l’equità che la dimensione di eccellenza dei sistemi educativi dell’Unione e potrebbe incidere sulla futura competitività del sistema. La duplice sfida dell’equità e dell’eccellenza diventa così ancora più urgente se si confrontano i nostri risultati con quelli delle altre grandi economie avanzate.
In particolare, nel nostro Paese sono, nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in fase di attuazione diverse misure per rafforzare i risultati dell’apprendimento e, allo stesso tempo, ridurre le storiche, e croniche, disparità territoriali.
Ad esempio, nel 2023 il ministero dell’Istruzione ha avviato il progetto “Agenda Sud”, che si propone di superare i divari nei risultati di apprendimento tra Nord e Sud Italia attraverso percorsi mirati, e con interventi nelle scuole statali primarie e secondarie delle regioni meridionali e insulari, sostenuti dai fondi della politica di coesione dell’Unione e, appunto, dal Pnrr.
Un nuovo sistema di orientamento è stato, inoltre, proposto nelle scuole secondarie a partire dal settembre 2023, con l’obiettivo di ridurre, per quanto possibile, l’abbandono scolastico e aumentare il livello di istruzione terziaria nelle sue varie forme.
Il sistema si basa su un approccio individuale che aiuta il singolo studente a identificare i propri punti di forza e di debolezza, abilità e interessi attraverso una serie di moduli di orientamento dedicati che vengono poi registrati in un portafoglio digitale (E-portfolio) che dettaglia il percorso formativo dello studente e le abilità e competenze acquisite nel corso degli anni.
Inoltre, il Ministero ha emanato linee guida per il rafforzamento delle discipline matematiche, scientifiche, competenze tecnologiche e digitali attraverso il ricorso a metodologie didattiche innovative a tutti i livelli di istruzione, con l’obiettivo di aumentare i risultati e incoraggiare le iscrizioni ai percorsi “terziari” STEM (science, technology, engineering and mathematics), in particolare per donne.
Lo sviluppo delle competenze “buone” e “spendibili” può, insomma, e deve, rappresentare per il presente, e per il futuro, del nostro Paese un fondamentale elemento di crescita economica e sociale e di lotta alle disuguaglianze.
Le povertà, infatti, si sconfiggono, probabilmente, prima di tutto, con un Paese più competente e non con misure essenzialmente assistenzialistiche.
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