Chi oggi ha i capelli bianchi ricorda sicuramente le previsioni meteorologiche televisive dell’inappuntabile colonnello Bernacca. Previsioni, che al tempo sembravano fantascienza, erano basate su modelli matematici semplici e corredate da una buona dose di esperienza. Il tutto portava, in un sistema complesso di parametri, a percentuali di probabilità piuttosto basse, tanto da far sorridere con ironia quando irrimediabilmente il bel tempo atteso non arrivava.
Oggi modelli matematici evoluti, supportati da sistemi informatici capaci di elaborare quantità impensabili di dati, portano sui nostri cellulari previsioni affidabili che danno ora per ora e luogo per luogo il tempo che si avrà nei prossimi giorni.
Il parallelo è un po’ ardito, ma allo stesso modo (con molto di ritardo) si sta procedendo per prevedere i fabbisogni occupazionali a tempi medio lunghi, indirizzando così i giovani verso sistemi formativi che possano dar loro preparazione e competenze che li aiutino a ottenere carriere di soddisfazione e successo.
Il ritardo, dovuto a dannosissimi retaggi culturali e resistenze di ogni tipo, sta creando ora quel tanto citato mismatch tra le competenze richieste da un mondo dell’impresa e dei servizi sempre in cambiamento, ma anche dalle strutture della Pubblica amministrazione rimaste “al palo” nell’evoluzione generale del lavoro. In altre parole, è necessario prevedere oggi quali saranno i fabbisogni di domani per non trovarsi nelle drammatiche condizioni, che leggiamo ogni giorno sui giornali, che descrivono mancanze importanti di operatori a tutti i livelli nel settore della sanità o di tecnici nel settore manifatturiero o nel campo dell’ICT. Tradotto in termini economici, si stima che il mancato reperimento di risorse umane sta costando (2022) alla nostra economia 38 miliardi di euro pari al 3,1% di quanto complessivamente generato dalle filiere produttive dell’industria e dei servizi.
Nel quadro citato, assume un’importanza assoluta l’azione che dal 2010 svolge il sistema Excelsior di Unioncamere e Anpal, che ha negli anni affinato metodologie di stima sempre più raffinate. In particolare, nel rapporto “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e previsionali in Italia a medio termine” (2023-2027) pubblicato in questi giorni, e che porta come sottotitolo “Scenari per l’orientamento e la programmazione della formazione”, si analizzano con tecniche adottate in campo europeo da Cedefop (Agenzia europea per lo sviluppo della formazione professionale) le prospettive di assunzione nei prossimi cinque anni per i vari settori produttivi e per le varie figure professionali, con lo scopo primario di fornire indicazioni per la programmazione dell’offerta formativa e indirizzare le scelte dei giovani e delle famiglie.
Il modello, che valorizza le informazioni acquisite periodicamente tramite le indagini Excelsior condotte presso le imprese italiane dell’industria e dei servizi, consente di prevedere l’evoluzione dell’occupazione per 35 settori (compresa la Pubblica amministrazione) e di derivare il fabbisogno occupazionale (al netto del settore agricolo, della silvicultura e della pesca) per gruppo professionale, formazione e principali ambiti di studio.
In particolare, lo studio tiene conto dell’interazione di tre grandi tendenze generali quali la transizione digitale, la transizione ambientale e la transizione demografica, con due eventi che hanno sconvolto gli scenari socioeconomici degli ultimi anni: la pandemia e la guerra in Ucraina. Si è tenuto inoltre conto che a seguito della crisi pandemica è stato elaborato un piano europeo da cui è derivato il Pnrr che dovrà portare mutamenti sostanziali a più livelli nell’attuale assetto europeo.
Venendo ai numeri principali, lo studio riporta previsioni occupazionali come somma algebrica delle due componenti di “expansion” e “replacement” demand. La prima di queste due componenti evidenzia gli andamenti legati alla tendenza dell’economia, mentre la seconda quelli legati al turnover dei lavoratori. Quindi, si stima che tra il 2023 e il 2027 il mercato del lavoro italiano potrà avere bisogno nel complesso di 3,4-3,8 milioni di occupati dei quali la componente per necessità di sostituzione incide per la parte maggiore, costituendo sul totale una quota compresa tra il 70% e l’80%.
I dati più interessanti sono però quelli che analizzano in primo luogo le richieste suddivise per settore dal quale si evince che i principali settori di richiesta saranno legati al commercio e turismo (757.000), alla salute (477.000), alla formazione e cultura (436.000), alla finanza e consulenza (430.000) e ad altri servizi pubblici e privati (567.000). Le filiere industriali complessivamente assorbiranno 700.000 circa unità in termini assoluti, dei quali 163.000 nella mobilità e logistica, 152.000 nella meccanica e robotica. Il sistema agroalimentare avrà necessità di 167.500 addetti.
Degna di nota anche l’analisi suddivisa per aree territoriali e per regioni, che vede i maggiori fabbisogni nelle regioni industriali del Nord (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna), ma che vede anche regioni del Sud in primo piano con valori assoluti di tutto rispetto. Ma i dati più interessanti sono quelli legati ai fabbisogni per tipologia di formazione. Si stima che nel prossimo quinquennio il 34,3% riguarderà personale in possesso di una formazione terziaria (laurea o diploma ITS Academy) e il 48,1% profili a cui sarà richiesto un livello di formazione secondaria superiore di tipo tecnico-professionale.
Durante il periodo 2023-2027 è prevista una richiesta di occupati in possesso di una formazione terziaria (ovvero di una laurea o un diploma di un Istituto Tecnologico Superiore – ITS Academy) pari a circa 1,3 milioni di unità, che corrispondono a oltre 250mila in media all’anno. Sono richiesti in prevalenza lavoratori in possesso di una formazione terziaria in ambito STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), previsto per il quinquennio in circa 70mila unità annue. In particolare, il 44% di questi è rappresentato dalla richiesta di lauree in ingegneria insieme a diplomi ITS Academy in mobilità sostenibile, meccanica e moda, il 21% dall’ingegneria civile e architettura e ai diplomi ITS Academy “Efficienza energetica” e “sistema casa” e il 17% dagli indirizzi in scienze matematiche, fisiche e informatiche; segue la domanda di lavoratori con un titolo della formazione terziaria in discipline economico-statistiche, con un fabbisogno che dovrebbe sfiorare le 47mila unità all’anno, in buona parte determinato dalla filiera della consulenza e della finanza; risulta buona anche la domanda di laureati a indirizzo medico-sanitario, che comprende le lauree a ciclo unico in discipline mediche e odontoiatriche e le lauree triennali in discipline infermieristiche e sanitarie. I laureati con questa formazione previsti in ingresso nelle imprese e soprattutto nella Pubblica amministrazione dovrebbero essere circa 44mila in media all’anno.
In conclusione, lo studio, reperibile e consultabile in modo libero sul sito web del sistema Excelsior (excelsior.unioncamere.net), si potrà rivelare una fonte preziosa di dati per chi deve prendere decisioni di programmazione generale, ma anche e soprattutto per la singola famiglia alle prese con la scelta formativa dei figli.
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