Quanto è davvero importante lo smartphone tra i giovani? Sembra quasi che uscire di casa senza rappresenti una menomazione, al punto da essere considerato una vera e propria dipendenza. Ma a suscitare ancora maggiori perplessità è scoprire che una percentuale in crescita tra gli adolescenti ne possiede perfino più di uno. L’indagine Ismel condotta a Torino in collaborazione con l’ufficio scolastico regionale del Piemonte, e riportata da La Stampa, ha infatti rivelato come il 10% degli 8.500 ragazzi intervistati abbia un cellulare ‘principale’ e anche uno secondario. Le motivazioni non si conoscono ma, di sicuro, è ormai chiaro come sia dilagante quella che viene chiamata ‘nomofobia‘, dall’inglese ‘no-mobile-phone-phobia’, cioè la paura di non avere con sé il cellulare. E a quanto pare sembra fondamentale anche averne due.



È forse comprensibile come un adulto ne possegga due, di cui uno per il lavoro e uno per la famiglia e gli amici più stretti. Ma quale sarebbe l’utilità per un giovane, magari anche minorenne? Alla base probabilmente si può rilevare l’esigenza di restare costantemente connessi a tutti i vari social e a tutte le chat. E un unico smartphone evidentemente non basta più.



La dipendenza da smartphone non deve distogliere dalla consapevolezza dei rischi del web

L’indagine è andata anche oltre, analizzando altre abitudini tra i giovani d’oggi. Quanto ai social tra i sistemi di messaggistica istantanea il più usato è Whatsapp col 98% degli utenti, seguito poi nell’ordine da Instagram, Youtube e TikTok. In netto calo invece Facebook tra i ragazzi. Niente comunque di sconvolgente al riguardo. Ciò su cui invece si è voluto porre l’attenzione è stata l’importanza della conoscenza dei rischi connessi all’utilizzo dei social e alla navigazione sul web. La stragrande maggioranza degli intervistati ha dichiarato di essere consapevole dei pericoli connessi e di adottare i giusti accorgimenti. Il 98% infatti ha affermato di usare sistemi di protezione del proprio dispositivo, e l’86,7% di limitare la condivisione delle proprie informazioni personali.



I giovani sembrano invece sminuire le probabilità di adescamento tramite il web, pur sostenendo di conoscerne il fenomeno, e ancora minore pare essere la paura di perdere ‘reputazione’ tramite la diffusione in rete di foto e video ‘compromettenti’. Per il resto la dipendenza si riflette su ogni attività della vita quotidiana. L’informazione passa infatti attraverso quasi esclusivamente i social e ogni evento sembra debba essere per forza condiviso in rete.