Il programma Garanzia Giovani è un’iniziativa europea nata, sulla base di alcune “best practices” già avviate nei Paesi di lingua tedesca e nel nord Europa, dalla necessità di fronteggiare le difficoltà di inserimento lavorativo e la disoccupazione giovanile con una particolare attenzione ai ragazzi maggiormente a rischio di esclusione sociale e più distanti dal mercato del lavoro. I finanziamenti sono stati, infatti, rivolti ai Paesi dell’Unione europea, tra cui, ahimè, l’Italia, caratterizzati da un tasso di disoccupazione giovanile superiore almeno al 25%.
Il progetto, certamente ambizioso, punta, fondamentalmente, sui cd “Neet” (Not engaged in Education, Employment or Training), ossia giovani non coinvolti in percorsi di istruzione, formazione o lavoro. Persone, insomma, che al momento non studiano, né lavorano, né ricevono una formazione, quelli che in statistica, sono definite come “inattive”.
La Garanzia Giovani prevede, almeno nei propositi del legislatore comunitario, che entro 4 mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema di istruzione, ai giovani sia garantita un’offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato, nel senso “tedesco” del termine, o tirocinio.
In questo quadro, nel periodo 2014-2020, il numero dei giovani italiani che hanno aderito al programma è stato pari a 1.717.038: di questi, ben l’85% è stato preso in carico dai servizi per l’impiego territoriali. Nel 79,6% dei casi si tratta di giovani con elevate difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro, aspetto rilevato dall’indice di profilazione medio-alto e alto.
Garanzia Giovani è stato, è opportuno sottolineare, il primo progetto di politiche attive che, nel nostro Paese, ha misurato la distanza delle persone dalle richieste del mercato del lavoro attraverso lo strumento, oggi strutturale, della profilazione.
La fase di avvio a un intervento di politica attiva ha interessato quindi il 64,5% dei giovani presi in carico. Le misure complessivamente erogate sono state 1.092.243 con una netta prevalenza del ricorso ai tirocini extracurriculari (56,8%) seguiti da incentivi occupazionali (19%) e dalla formazione (17,1%).
Il tasso di inserimento occupazionale dei 804.868 giovani, che hanno concluso l’intervento, è stato del 66,4%, per un totale di oltre 534 mila giovani occupati a fine 2022.
Rispetto poi alla tipologia di contratto, si tratta, un po’ in controtendenza, nel 77,7% di casi di un rapporto di lavoro stabile, con il 63,4% dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato e il 14,3% di contratti di apprendistato.
Possiamo certamente dire, alla fine, che il progetto rappresenta una buona pratica su cui riflettere e da cui ripartire per immaginare nuove, e ulteriori, iniziative.
Ha, infatti, stimolato una sana “competizione” tra le Regioni, chiamate, nel concreto, a gestire le risorse seppur in quadro di relativamente buone relazioni tra il centro e le periferie chiamate, in ogni caso, a coordinarsi.
Il progetto ha inoltre spinto le amministrazioni a immaginare altri progetti su campi, si pensi ad esempio alle politiche abitative, non coperte dalla garanzia.
L’auspicio è che questa virtuosa dinamica operi anche nella nuova “Garanzia” quel Gol delineato in sede di Pnrr che sta, piano piano, muovendo i suoi primi (timidi?) passi.
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