Continuano le indagini per comprendere cosa sia realmente accaduto a Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano che nella notte tra sabato e domenica 14 gennaio si è tolta la vita, prima procurandosi alcuni tagli sulle braccia e, poi, gettandosi nel fiume Lambro. Attorno alla figura della ristoratrice nei giorni precedenti a sabato si era cerato un (non necessario) clamore mediatico attorno ad un commento che Giovanna Pedretti avrebbe fatto ad una recensione del suo ristorante. Commento e recensione che erano, poi, finiti al centro di un ‘debunking’ da parte di Lorenzo Biagiarelli, compagno della giornalista Selvaggia Lucarelli che ha, in un secondo momento, ripreso la storia.
Il marito di Giovanna Pedretti: “Era ossessionata dalle critiche”
Allo stato attuale si cerca di capire cosa abbia spinto Giovanna Pedretti al gesto estremo, con un fascicolo aperto dalla procura lodigiana con l’ipotesi di istigazione al suicidio, senza iscrizioni nel registro degli indagati. Sui fatti sono già stati ascoltati dalla procura i familiari della ristoratrice, tra i marito Nello e la figlia. Il marito, in particolare, rivela il Fatto Quotidiano, ai magistrati ha dichiarato che la moglie “era ossessionata” da quei commenti negativi, in larga parte “truffatrice”, che stava ricevendo negli ultimi giorni.
Insomma, per capire se ci siano dei presunti colpevoli per la morte di Giovanna Pedretti ci vorranno ancora diversi giorni e indagini, mentre la procura ha disposto l’autopsia sul suo corpo, ripescato domenica attorno alle 14 dal fiume Lambro. Il marito, sempre davanti ai magistrati, ha spiegato che lui e la figlia le hanno più volte ripetuto di “stare tranquilla, che sarebbe finita presto”, ma lei era diventata “silenziosa“, chiusa nella sua ossessione. Per le indagini sul caso di Giovanna Pedretti è stato chiesto, dagli inquirenti, anche il supporto di Google, che potrà aiutare a ricostruire la veridicità della recensione oggetto dell’odio contro la ristoratrice. Il messaggio, infatti, risulta essere attualmente introvabile e potrebbe aiutare a capire se la gogna creata dall’accusa di Biagiarelli fosse, effettivamente, motivata o meno, per quanto non si possa mai ritenere giustificato scagliare l’odio social contro le persone.