Giovanni Allevi ha incentrato la sua carriera sul pianoforte, dopo un trascorso come enfant terrible della musica classica. Il suo nome è conosciuto a livello internazionale e si prepara a dare il via al tour “Piano Solo” grazie alla tappa di Vienna, prevista il prossimo 4 marzo 2020. Anche se poi, dopo un giro per l’Europa, ritornerà nel nostro Paese: “Ci tengo tantissimo a suonare in Italia, mi piace moltissimo”, ha detto a “S’è fatta nott”e, il programma di Maurizio Costanzo su Rai 1. Nel corso dell’intervista, il compositore ha rivelato di sentire una forte agitazione. Tanto che nel sollevare il bicchiere d’acqua al tavolo del conduttore, ha notato che la propria mano stava tremando. “Sono agitato, ma non è soltanto dovuto alla presenza carismatica sua”, ha detto a Costanzo, “ma ad una gioia profonda che credo possa essere condivisa da tantissime persone, che vivono un momento particolarmente buio della nostra esistenza umana”. Allevi infatti ha scelto di intitolare il suo nuovo album “Hop”e, un messaggio di speranza verso chi vive difficoltà e drammi. “Dentro di me sento qualcosa che deve esplodere”, ha sottolineato l’artista, “in questa società, diventata conformista, dobbiamo essere quadrati, sempre tutti splendenti… credo che ci sia qualcosa di sbagliato”. Ripercorrendo i primi anni della sua vita, Allevi invece rivela di avere un’immagine precisa legata alla sua infanzia: “Io chiuso dentro uno scatolone. Perchè quando ero piccolo mi chiudevo sempre in uno scatolone oppure una credenza”. Il motivo è da ricercare in quella sua tendenza a crearsi un rifugio, isolarsi per poter rimanere appartato.
GIOVANNI ALLEVI: “SONO SCAPPATO DI CASA QUANDO AVEVO 28 ANNI”
Il passato di Giovanni Allevi è stato all’insegno della musica, così come il suo presente. Il grande compositore italiano rivela a “S’è fatta nott”e di aver vissuto però un contrasto con il padre per via della sua chioma. Oggi lo vediamo con tanti capelli ricci, gli stessi che ha fatto crescere in modo selvaggio fin da bambino. Fino a che il genitore, una volta cresciuto, non gli ha imposto di tagliarli. “Quando a 28 anni sono scappato di casa”, racconta, “sono andato a vivere a Milano da solo, in un monolocale. La prima cosa che ho fatto è stata farmi crescere i capelli… per tornare quel bambino che ero stato”. Un’evoluzione differente rispetto al suo look: durante i primi concerti e fino ad una certa età, Allevi si presentava sul palco con un vestito elegante, le scarpe lucide e il farfallino. “Poi mi sono ribellato”, sottolinea sorridendo. Ecco perchè non è raro oggi vederlo sempre in jeans e maglietta, ai piedi le scarpe da ginnastica. Anche nei teatri più rinomati di tutto il mondo. “Sono convinto che esista un’eleganza interiore nelle persone, indipendentemente da quello che stanno indossando”, aggiunge. Rivoluzionario quindi sotto ogni punto di vista: Allevi è conosciuto proprio per il contributo dato alla musica, alla sua volontà di non percorrere strade preconfezionate e proporre un nuovo modo di ascoltare l’arte.
GIOVANNI ALLEVI E IL PERIODO BUIO “QUATTRO ANNI DI BUIO CREATIVO”
C’è un volto segreto di Giovanni Allevi che forse non emerge durante le sue apparizioni in tv oppure nel corso dei suoi concerti. Concentrato o sorridente, il musicista non ha trascorso sempre dei giorni felici. In particolare ricorda quel buio che lo ha avvolto in un certo periodo della sua vita, quando ha perso la propria vena creativa. “Quattro anni di blocco totale della creatività”, dice a S’è fatta notte, “Siccome il mio grande accusatore è un famosissimo violinista… dopo 4 anni che io non riuscivo più a scrivere una nota, ho composto un concerto per violino orchestra, che è stata la mia inconscia reazione”. Allevi non ha ricevuto solo una critica durante la sua carriera, ma grazie ad una riflessione successiva, ha intuito un particolare che riguarda i suoi delatori. “Ho provato pure ad andare un po’ oltre”, racconta, “perchè ho visto che il critico quando parla in realtà sta mettendo in gioco le proprie paure”. Secondo il compositore, alcune persone potrebbero non vederlo di buon occhio per la sua natura rivoluzionaria, per il contributo che ha voluto dare alla musica seguendo una strada non canonica. Il peso delle critiche però non ha nulla a che vedere con la sua insonnia notturna: Allevi pensa sempre alla musica e perde il sonno per questo motivo. “Il mio obbiettivo è quello di scrivere la musica più bella e inimmaginabile”, confessa. Così è facile che le ore di sonno lascino spazio al suo ‘tormento’ creativo. “Il problema è che come compositore io ho sempre di fronte a me il confronto con i grandi del passato”, ammette poi, “un confronto da cui non si scappa”. Clicca qui per rivedere la puntata di ieri di “S’è fatta notte”