Solamente pochi mesi fa – precisamente a febbraio, sul palco dell’Ariston per il Festival di Sanremo – Giovanni Allevi è tornato a farsi vedere (e soprattutto ascoltare, per mezzo delle note suonate sul suo pianoforte) in pubblico dopo la lunga malattia che l’ha coinvolto: nel 2022 – infatti – ha scoperto di avere un mieloma che l’ha costretto ad una faticosa serie di terapie, almeno fino a quando (lo scorso settembre) ha annunciato ufficialmente di aver vinto la sua complicata lotta.
Un viaggio, oltre che un’esperienza, tra la vita e morte che ora Giovanni Allevi ha deciso di mettere nero su bianco in un libro – “I nove doni” – di cui ha anticipato il valore emotivo in un’intervista con il Quotidiano Nazionale partendo da uno dei giorni più felici della sua vita; ovvero quando “un giovane dottore entrò nella stanza d’ospedale [dicendo] che avevo 13 globuli bianchi“, primo timidissimo segnale del fatto che “il mio midollo osseo aveva ricominciato (..) a generare un nuovo sistema immunitario”.
Una notizia che investì Giovanni Allevi come se fosse stato “un camion di felicità” perché in quel momento realizzò che “la lancetta che fino ad allora puntava sulla mia morte, si era spostata verso la vita” e gli aveva aperto un nuovo orizzonte in cui la felicità si era spostata “su altre dimensioni dell’esistere” e gli aveva permesso di lasciarsi alle spalle tutti quei timori, quelle ansia e quei preconcetti che l’avevano accompagnato fino a quel momento.
Giovanni Allevi: “Liberarmi del giudizio altrui è stato il dono più prezioso della malattia”
Tra le tante nuove esperienze che Giovanni Allevi ha potuto fare grazie alla malattia rivendica in particolare la liberazione “dalle catene del giudizio esterno” con il quale – confessa – ha sempre avuto “difficoltà” a scendere a patti prima di capire che in realtà “giudichiamo male negli altri ciò che non riusciamo ad accettare di noi stessi“; al punto che oggi racconta che “se qualcuno non apprezza le mie scelte, lo lascio andare e addirittura ne rispetto il punto di vista, pur non condividendolo”.
Ora la filosofia di Giovanni Allevi si gioca tutto attorno all’idea chiara – e scoperta solo facendo “esperienza concreta della possibilità della [mia] fine” – che “quando le cose stanno andando bene o benino” è importante “non sciupare il momento pensando a un possibile peggioramento nel futuro“, cercando di goderselo e festeggiarlo, “imparare a vivere nel quo e nell’ora” senza pensare “perennemente [a] ciò che avverrà domani“.
In tal senso, Giovanni Allevi ci tiene a dirsi particolarmente felice del “bellissimo” dono di poter solcare nuovamente i palchi mondiali e seppur “magari qualche nota non sarà perfetta (..) con il mal di schiena e col tremore alle dita“, sono “l’affetto, il sostegno e l’entusiasmo del pubblico” l’unica cosa – che definisce una vera e propria “onda di bellezza” – che conta veramente e che lo spingono a “suonare con tutta l’anima“.