L’ex boss Giovanni Brusca resta sotto sorveglianza
Giovanni Brusca è uno dei boss mafiosi pentiti più famosi e pericolosi, ragione per cui il tribunale di Palermo ha deciso di riattivargli la sorveglianza speciale dopo un anno dalla sua scarcerazione. L’ex boss è ritenuto colpevole di essere colui che ha azionato l’ordigno della strage di Capaci che uccise il giudice Giovanni Falcone. Ha scontato 25 anni, mentre il 31 maggio dello scorso anno ha ottenuto la scarcerazione in seguito alla sua decisione di collaborare con le autorità per sgominare Cosa Nostra.
Giovanni Brusca venne arrestato il 20 maggio 1996, periodo in cui era considerato uno degli uomini più fedeli di Totò Riina. Nonostante la nomea che aveva accompagnato la sua esperienza da boss, gli bastò appena un mese per presentarsi al cospetto dei giudici di Palermo in qualità di collaboratore di giustizia. Già nel 1999, nonostante il suo valore di collaboratore utilissimo in numerosi processi, i giudici di lui scrissero che “non ha mostrato pieni segni di resipiscenza”. Da qui, probabilmente, la recente decisione del tribunale di Palermo di metterlo sotto sorveglianza speciale, nonostante abbia scontato a pieno la sua condanna, perché ritenuto “socialmente pericoloso”.
Giovanni Brusca sotto sorveglianza speciale: le imposizioni
La decisione del tribunale di Palermo di mettere nuovamente Giovanni Brusca sotto regime di sorveglianza speciale porterà le autorità ad attuare gli stessi controlli nei suoi confronti di quando era un mafioso conclamato. Tutto questo durerà un anno, ma non si può escludere (così come non si può sapere per certo) che al termine di questo il regime di sorveglianza sarà prolungato. Rimarrà sotto scorta in una località segreta, in qualità di uomo libero, ma con controlli da parte della Polizia più stringenti e un coprifuoco serale.
La pericolosità sociale che viene riconosciuta a Giovanni Brusca è dovuta soprattutto alla sua implicazione in parecchi attentati ed omicidi commessi da Cosa Nostra. Primo fra tutti, la strage di Capaci che già tre anni fa fu la causa per cui la Corte di Cassazione gli negò gli arresti domiciliari. La scarcerazione di Brusca lo scorso anno aveva già scosso gli animi dei familiari delle sue vittime, a quanto riporta Repubblica, e il commento più duro fu quello di Tina Montinaro, vedova del caposcorta di Falcone. La donna si disse “indignata”, soprattutto perché “noi dopo 29 anni non conosciamo ancora la verità sulle stragi e Giovanni Brusca è libero”. La sorella di Falcone, Maria, invece si disse addolorata dalla notizia, augurandosi “che la magistratura e le FdO vigilino con estrema attenzione”.