«E’ incollato col Vinavil», si sente nell’intercettazione – riportata dagli inquirenti nell’atto di arresto dei 6 manager ex Autostrade per l’Italia – tra due dei personaggi coinvolti nell’inchiesta in merito alla resina utilizzata per gli ancoraggi, difettosa e del tutto inefficace. «Le barriere intergautos non sono a norma di legge», ammetterebbero gli indagati in un’altra intercettazione telefonica. Un altro indagato poi commenta negli scorsi mesi come «Ci sono stati quaranta morti de là e quarantatré de qua, stiamo tutti su la stessa barca» in riferimento al crollo del Ponte Morandi e all’incidente del pullman ad Avellino, sempre con Giovanni Castellucci ad di Aspi. «Gli arresti dell’ex ad di Autostrade per l’Italia Castellucci e dei dirigenti Berti e Donferri non sono un fulmine a ciel sereno: sappiamo tutti su cosa stanno indagando gli inquirenti. Nel lavoro dei giudici c’è massima fiducia, e aspettiamo le sentenze, quando ci saranno. Però una cosa è certa: questi filoni di indagine evidenziano già il fallimento del sistema delle concessioni ai privati messo a punto dalla politica da fine anni ’90 fino a prima che arrivassimo noi», attacca l’ex Ministro dei Trasporti, in area M5s, Danilo Toninelli. Ancora più duro il compagno di partito Alessandro Di Battista su Facebook: «io non dimentico e, oggi più che mai, invoco la revoca delle concessioni. Perché i morti non si possono piangere e basta. Vanno onorati con scelte drastiche e rivoluzionarie affinché chi ha sbagliato paghi sul serio e chi, un domani, dovesse gestire un bene pubblico lo faccia con la massima attenzione possibile. Perché uno Stato che si rispetti non deve essere vendicativo ma neppure si può concedere il lusso di perdonare».



ARRESTATO L’EX AD DI AUTOSTRADE

Terremoto giudiziario contro 6 ex manager di Autostrade per l’Italia nell’inchiesta-filone sorta dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova il 14 agosto 2018: la Guardia di Finanza stamane ha eseguito gli arresti di Giovanni Castellucciex amministratore delegato di Aspi – e di altri 5 manager coinvolti nella indagini iniziate dalla Procura di Genova ormai un anno fa dopo l’analisi dei finanzieri di alcuni documenti acquisiti proprio nell’indagine sul crollo del ponte sul Polcevera. Con Castellucci, ai domiciliari finiscono anche Michele Donferri Mitelli e Paolo Berti – ex responsabile manutenzioni e direttore centrale operativo di Autostrade – e altri 3 manager tra i principali responsabili dell’azienda fino al 2019 quando Castellucci si dimise lasciando il posto a Roberto Tomasi. Come riporta Repubblica, tutti e 6 gli arrestati posti ai domiciliare sono indagati nell’inchiesta principale del Ponte Morandi e sul “filone” legati ai pannelli fonoassorbenti e ai presunti tanti errori di sottovalutazione e inadempienze nella gestione precedente al crollo di Genova.



GLI ARRESTI PER L’INCHIESTA SUL CROLLO PONTE MORANDI

Giovanni Castellucci è stato “pressato” dalla politica a lasciare la guida di Autostrade nel gennaio del 2019, ricevendo una buona uscita da 13 milioni di euro che fece gridare allo scandalo le famiglie delle vittime del Ponte Morandi. Secondo le indagini coordinate da GdF e Procura di Genova, Castellucci ancora due anni dopo il crollo del Ponte avrebbe tenuto rapporti «molto stretti ed anche professionali con gli attuali dirigenti della concessionaria, tentando di depistare le indagini dei pm Massimo Terrile e Walter Cotugno», riporta Repubblica dagli stralci dell’ordinanza di carcerazione per i 6 ex dirigenti di Aspi. Le indagini avrebbero messo in evidenza «la volontà di non procedere a lavori di sostituzione e messa in sicurezza adeguati» delle barriere antirumore sul ponte Morandi, «eludendo tale obbligo con alcuni accorgimenti temporanei non idonei e non risolutivi. Per questo è scattata la frode nei confronti dello Stato». Secondo l’ordinanza delle Fiamme Gialle, gli ex vertici pare fossero consapevoli che le barriere erano in realtà «difettose e del potenziale pericolo per la sicurezza stradale, con rischio cedimento nelle giornate di forte vento (fatti peraltro realmente avvenuti nel corso del 2016 e 2017 sulla rete autostradale genovese». Le accuse ipotizzate contro Castellucci e gli altri manager di Aspi riguardano attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture.

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