Dagli archivi della Commissione parlamentare antimafia sono emersi nuovi documenti e inediti dettagli riguardanti Giovanni Falcone, il giudice ucciso dalla mafia nella strage di Capaci del 1992. Si tratta di incartamenti mai visti primi, che come sottolinea Repubblica, sembra volessero portare lo stesso giudice sul banco degli imputati. Nuove informazioni che risalgono precisamente al 1989, quando rientrò in Sicilia dagli Stati Uniti Totuccio Contorno, pentito di mafia. Luciano Violante, all’epoca deputato del Partito Comunista Italiana, incalzò proprio il mafioso, facendogli una raffica di domanda su Falcone, quasi a voler stabilire una sorta di legame fra i due. “Un fuoco di fila di domande – scrive Repubblica – tutte su Falcone, che a quel punto davvero appariva come il sospettato numero uno”. Sospetti anche da parte del verde Gianni Lanzinger, nonché di Franco Corleone, altro esponente del partito ecologista.



GIOVANNI FALCONE, DOCUMENTI INEDITI DEL 1989

Dopo la torchiatura nei confronti di Contorno, è la volta di Gianni De Gennaro della Criminalpol, la direzione centrale della polizia criminale, stretto collaboratore proprio di Falcone. A riguardo il deputato socialista Salvo Andò chiedeva, sempre sul pentito di ritorno dagli States, e sul “rapporto” con Falcone, affermava: «Bisogna capire se Contorno è stato in quel periodo fonte informativa consapevole, se è stato lì per acquisire notizie e passarle a qualcuno. È accaduto questo?». Roberto Tartaglia l’ex pm del processo Trattativa che nelle vesti di consulente dell’Antimafia sta desecretando numerosi atti ha spiegato: «Questi verbali fanno emergere in modo drammatico che la vicenda Contorno venne usata strumentalmente per isolare Falcone e per colpire investigatori come De Gennaro». Ed in effetti quei numerosi sospetti alimentati isolarono ancora di più il povero Falcone, al punto che qualcuno pensava che l’attentato all’Addaura, mai chiarito, l’avesse organizzato lo stesso per fare carriera nella magistratura.

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