Ha scelto il rito abbreviato “secco” Giovanni Favia, ex esponente del Movimento 5 Stelle, a processo per violenza sessuale, stando a quanto riportato dal Resto del Carlino. La richiesta avanzata dallo stesso ex M5s, ora gestore di locali, è stata accolta dal gup Roberta Malavasi nell’udienza preliminare di ieri mattina. Inoltre, il giudice ha disposto anche l’inizio del procedimento per maggio. In virtù di tale decisione, Favia verrà giudicato solo sulla base degli atti contenuti nel fascicolo del pubblico ministero, senza possibilità di ulteriori acquisizioni probatorie. Il caso è scoppiato quando una ragazza, assistita dall’avvocato Barbara Iannucelli, con cui Giovanni Favia aveva avuto una relazione, ha deciso di denunciare l’ex esponente grillino per violenza sessuale.
Il fatto contestato risalirebbe alla notte tra il 5 e 6 novembre 2021. Il rinvio a giudizio è stato chiesto a gennaio dal pm Tommaso Pierini, dopo che a giugno il gip Domenico Truppa aveva ordinato l’imputazione coatta per Favia. Inizialmente era stata chiesta l’archiviazione dal pm, contro cui si è opposta il legale della donna. Quindi, è stata ordinata l’imputazione coatta per la violenza sessuale e disposta l’archiviazione per stalking e lesioni. Dal canto suo, Giovanni Favia, rappresentato dall’avvocato Francesco Antonio Maisano, si difende sostenendo di essere stato denunciato pretestuosamente dall’ex dopo la fine della loro relazione.
GIOVANNI FAVIA PROSCIOLTO INVECE DA ACCUSA DI DIFFAMAZIONE CONTRO VIGILI
Invece, Giovanni Favia era stato prosciolto dal tribunale di Bologna dall’accusa di diffamazione nei confronti di alcuni agenti della polizia locale. La sentenza del giudice Filippo Ricci, come aveva riportato il Corriere della Sera, riguardava quanto accaduto il 7 maggio 2020, quando l’ex consigliere M5s dopo una multa ricevuta durante il lockdown nel suo locale, si lamentò su Facebook pubblicando la foto del verbale e dei vigili intervenuti, poi presi di mira da commenti e insulti social. Dopo la denuncia dei vigili, la procura chiese l’archiviazione, istanza respinta dal gip che ordinò l’imputazione coatta.
Finito davanti al tribunale, Giovanni Favia fu prosciolto nell’udienza pre-dibattimentale, decisione dopo la quale Favia ribadì il suo rispetto per le forze dell’ordine e di non aver diffamato i vigili, lamentando però «una esposizione mediatica dolorosa» e ipotizzando addirittura una «regia politica», perché quella querela sarebbe stata «intimidatoria».